Italia e Unione Europea
E non è tutto. Sempre più spesso questioni del genere assumono carattere sopranazionale, conquistando maggior spazio nelle discussioni in sede Ue, dove prendono forma le normative a riguardo, da recepire poi presso i Paesi membri.
L’Italia è da anni oggetto di rimproveri, non ingiustificati, da parte della vecchia Cee e oggi dell’Unione. Obiettivo di critica non sono soltanto le leggi nostrane, dal carattere tutto particolare, ma gli stessi organismi preposti al controllo del rispetto-leggi nonché all’esercizio delle sanzioni. Entrambi non favorirebbero il recepimento di quanto stabilito a livello Europeo.
Nella lettera inviata dalla Commissione Ue al nostro ambasciatore il 3 novembre 2004, ad essere chiamata in causa non è solo la scarsa severità del legislatore della vecchia legge Mammì (1990), la prima ad introdurre una specifica normativa antitrust per il settore delle comunicazioni. In primo piano viene colpita proprio l’AGCOM, spesso restia ad applicare appieno le sanzioni così come previste dalla legislazione nazionale e dal dispositivo comunitario.
Posizioni dominanti e interventi dell’Autorità
Critiche pesanti, dunque, contro l’Authority.
E pensare che le poche sanzioni applicate fanno ancora tanto scalpore.
L’8 marzo scorso, infatti, è stato proprio il Consiglio dell’AGCOM ad applicare multe pari al 2% del fatturato a Rai e Mediaset per il superamento del limite del 30% nella raccolta delle risorse complessive del sistema televisivo, fissato dalla Legge Maccanico (1997). Si è chiuso così il capitolo sulle posizioni dominanti aperto sei anni prima dalla stessa Autorità.
Le multe, riguardanti la programmazione nei trienni 1998-2000 e 2001-2003, hanno scaturito reazioni di sdegno e disapprovazione nelle due emittenti televisive Rai e Mediaset, entrambe pronte a ricorrere al Tar contro le sanzioni, che ammonterebbero rispettivamente a 20 e 40 milioni di euro.
Eppure la legge Maccanico prevedeva multe comprese tra il 2 e il 5% del fatturato. A quanto pare l’Autorità avrebbe tenuto conto dei ‘rilevanti investimenti’ (peraltro ancora invisibili) effettuati dai due gruppi televisivi per il digitale terrestre. Resta il fatto che, ancora una volta è stato scelto l’estremo più basso della sanzione.
Cosa dire allora a proposito del 2004, dove la Gasparri ha cancellato il limite del 30%, introducendo quello del 20% sulle risorse complessive del Sic (Sistema Integrato delle Comunicazioni)?
L’Authority ha risposto con la triste constatazione che “Il mercato è ancora caratterizzato da una struttura marcatamente duopolistica, a causa delle posizioni lesive del pluralismo di Rai e Mediaset”. Da qui alcune misure correttive per evitare che ciò si verifichi anche con il digitale terrestre.
I problemi, quindi, vanno molto al di là della continua interruzione dei programmi per messaggi pubblicitari, a volte più guardabili della programmazione vera e propria. Oltre gli indici di affollamento vanno celandosi meccanismi di raccolta perversi e accaniti, che alimentano l’insaziabile duopolio televisivo impedendo l’accesso ad altri soggetti e sottraendo agli altri mezzi (carta stampata in primis) dell’attuale ampissimo settore delle comunicazioni, la risorsa principale di sussistenza. E questo finisce inevitabilmente con l'incidere in maniera sostanziale sulla qualità della nostra informazione.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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