E poi loro, i protagonisti. A leggere i loro curricula si nota un curioso fenomeno: c’è chi ha studiato da geometra, chi vendeva frutta e patate, chi commerciava in cerniere e chi in barba e capelli. Adesso sono tutti attori. Eppure non fanno gli attori nei teatri, in tv, al cinematografo. Sono lì, che riscoprono il gusto di una vita senza comodità e privilegi, che mungono le mucche, zappano la terra e piantano recinti.
Ci sono anche le ragazze: una giovane Carrisi (la famiglia più presente in tv dai tempi del trio Carlucci), una ex letterina, una ex presentatrice, una ex soubrette e via dicendo. Hanno tutte una cosa in comune: dichiarano di non essere invidiose, di non portare rancore. Invidiose di cosa? Rancore per chi?
Ce la mettono tutta, fanno quel che possono: tacchi alti, messa in piega, glutei in tiro, abito minimo, sorriso di campagna. Sembrano assenti, lontane persino da se stesse, eppure si sente che hanno bisogno di noi. Hanno bisogno del nostro sguardo addosso. Non vorrebbero ma devono usarci, ne va del loro futuro, della propria felicità professionale e non solo.
Allora perché essere così feroci, tanto critici? Se si può dare una mano a questi ragazzi –ma qualcuno ha più di cinquant’anni- perché ostinarsi a non guardarli? Non vogliono lavorare al buio, come tanti. A loro piacciono le luci del varietà, i lustrini della ribalta, una seconda occasione, un riscatto definitivo (che li liberi da quale rapimento?).
Dunque accendiamoli questi schermi, più che si può, finché non arriva per tutti il sospirato digitale.
Mal che vada ne tireremo fuori l’ennesimo ospite da talk- show: Raffaello Tonon, 26 anni. Fa davvero questo di mestiere...l’opinionista? E pensare che prima di Maurizio Costanzo ognuno aveva un’opinione sua e non sapeva di lavorare gratis.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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