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LOTTO E MORALIZZATORI TELEVISIVI.
La recente “febbre da lotto” ci fa riflettere sul ruolo della corretta informazione in TV.

Silvia Malavasi

E’ finalmente uscito il 53 sulla ruota di Venezia e si tira un sospiro di sollievo: la follia che ha contagiato impiegati, professionisti, padri di famiglia, che a volte sono arrivati fino al punto di dover vendere la casa per pagare i debiti di gioco sembra finalmente passata.

In televisione si è fatto un gran parlare di questa “febbre da lotto”: se ne sono occupati i telegiornali (con i soliti servizi strappalacrime) i programmi di denuncia sociale, la carta stampata. Si sono spese parole e parole su quanto sia deleterio il vizio del gioco e sulla bieca sorte del “lottologo” incallito, ma, almeno in televisione e durante le fasce orarie più seguite, mai una volta ho sentito dire l’unica cosa che sarebbe stato giusto dire non solo moralmente ma anche in termini di corretta informazione: che per le leggi della statistica non ha alcuna importanza se un numero non esce da una settimana, un anno o un secolo visto che, a differenza della tombola, nel lotto ad ogni estrazione tutti i numeri vengo messi di nuovo nell’urna e che quindi, si dice, il gioco “non ha memoria” delle estrazioni precedenti.

E’ quindi probabile alla stessa maniera che il 53 esca tutte le volte, o che non esca mai, o che escano solo numeri pari, e non c’è assolutamente nessun modo per prevedere le future estrazioni. Ritengo semplicemente scandaloso che questa semplice informazione, che è logica quanto poco conosciuta dall’uomo medio, non sia mai stata data dagli stessi “moralizzatori” televisivi che inneggiavano alle terribili conseguenze dell’assenza prolungata del 53, ed in particolare mi chiedo come possano ritenersi in pace con la coscienza quelle trasmissioni che della crociata contro l’ignoranza e la truffa ai danni dei più sprovveduti hanno fatto la loro bandiera.

D’altronde, se non possiamo dimostrare scientificamente che la “jattura” non esista e non possiamo escludere che un mago abbia un qualche effetto benefico (sebbene placebo) sui suoi clienti, siamo invece matematicamente certi che non c’è una maggiore probabilità che un numero ritardatario esca. Dov’è quindi la coerenza? Dov’è la responsabilità dell’informatore? Personalmente credo che un comportamento del genere da parte del giornalismo, televisivo e non, sia, nell’ipotesi migliore, sintomo di grave ignoranza e superficialità.




(22/02/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere

  
  
 
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