Pare che gli unici a lavorare veramente nel mondo dello spettacolo siano gli avvocati. A leggere i giornali in questi giorni si ha la sensazione che tutti siano sul punto di querelare qualcun altro. Mara Venier voleva querelare Antonella Clerici per aver detto che lei è una persona cattiva dentro. Mi sono informata: si può fare, si può querelare qualcuno perché dice che siamo cattivi.
È un danno all’immagine. Ma perché...l’anima non “passa al trucco”? Per fortuna comunque le scuse sono arrivate e la querela non è partita. E in questo viavai di minacce legali, in questo traffico ferroviario alla stazione dello scandalo televisivo ci si accalcano in molti.
Anche questa storia del “molleggiato” che fa causa alla Rai per tutelare i propri diritti contrattuali ed extracontrattuali. Si fa viva una curiosità davvero morbosa a capire quali siano i diritti di cui si parla. E’ una questione di soldi o di libertà autoriale?
Riscuote sempre simpatia il rivoluzionario, colui che infrange regole credendole ingiuste specie se lotta per tutti e non per un suo personale orgoglio di artista incensurabile...
Attira consenso chi non accetta imposizioni sulla creatività o sulla possibilità di far ridere il pubblico, fosse pure per un paio d’ore a settimana quattro volte l’anno.
Ma una domanda sorge spontanea: è una battaglia pura o una semplice strategia? Insomma con Celentano sembra essere sempre la solita storia: prima dice che non metterà più piede in Rai, poi ci sono lunghi mesi di trattative economiche e di impostazione del programma. E quando tutto pare risolto e si parte con le conferenze stampa e i servizi nei telegiornali ecco allora che spunta fuori l’inghippo, la regola violata, il nodo che non si scioglie. Anche la rivoluzione può diventare una barba, una faccenda assai noiosa?
Intanto se ne parla e gli italiani restano in ansia. Si chiedono perché non dovrebbe andare in onda lo show, perché le imitazioni previste del comico Crozza non debbano “determinare nell’ascoltatore alcuna forma di giudizio, che si trasformi in propaganda” –ma il giudizio è una dote dello spettatore mica del comico!- e se Adriano la spunterà anche stavolta.
L’unica certezza che per ora li accompagna nelle fredde notti del palinsesto televisivo è che almeno le signore della domenica sono davvero buone come sembrano. Finché c’è legge, insomma, c’è speranza!
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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