Il consumo alimentare è un agire sociale dotato di senso, sempre meno schiavo di logiche utilitaristiche e sempre più carico di significati simbolici. Da questo scenario emerge che il “consumatore standardizzato” è sempre più in declino a vantaggio di chi, vivendo in una società complessa, accetta il principio di compresenza di ciò che di per sé è contraddittorio. L’analisi realizzata dall’Autore è frutto di una ricerca empirica che studia, fra l’altro, il rapporto dei giovani con il cibo, confermando appunto tale tendenza ed evidenziando come – accanto alla presenza del Fast food – si diffondono sempre più altri tipi di consumo e di movimento come Slow food e, da poco, l’Home food.
L’indagine, svolta attraverso un approccio sociologico, affronta la relazione dell’uomo con il cibo e con il sistema alimentare e questo in una realtà, quella moderna, in cui – inevitabilmente - uscire dai confini nazionali per proiettarsi in quelli globali vuol dire essere competitivi attraverso offerte differenziate, qualità e sicurezza dei prodotti. In tale direzione le richieste stesse dei consumatori sono sempre più chiare e d’altra parte il sistema agroalimentare italiano permette proprio di soddisfare ampiamente simili istanze.
Tutti questi aspetti sono così affrontati nei sei capitoli del libro, dove si compie un percorso che muove dal tentativo di delineare una storia evolutiva dell’alimentazione in Italia, cercando di individuare ed analizzare le sue principali trasformazioni.
Viene subito dopo esaminato un modo peculiare di erogazione del servizio alimentare: il Fast food appunto e quindi il sistema McDonald’s come suo tipico esempio.
Ma il lavoro continua delineando anche le linee guida per una possibile alternativa a questo modello standardizzato, che ha pervaso il mondo della ristorazione e le stesse abitudini di vita sociale, lo Slow Food e l’Home Food: due modalità diverse di approccio all’alimentazione e alla tipicità all’interno della cultura gastronomica nazionale.
Per fortuna, da un po’ di tempo a questa parte, di fronte al Fast food c’è sempre più la riscoperta della tipicità dei sapori e delle produzioni di un’area, con la qualità e la sicurezza che li contraddistingue e che di quell’area – nondimeno – raccontano la storia la cultura la tradizione irripetibili, le veicolano anzi come il cibo sa fare.
Anche perché ”mangiare non significa solo nutrirsi, significa comunicare, stare insieme e riproporre simbolicamente i punti fermi della vita della propria società. (…) Il cibo propone dei valori e dei significati che vanno molto al di là dell’alimentazione intesa solamente in termini fisico – chimici”. Da qui il significato etimologico di parole come “compagnia”: dal latino “chi mangia pane insieme” un valore e un significato, oggi, tutto da riscoprire.
E dallo studio svolto da Degli Espositi emerge, non ultimo, il ruolo della scuola nell’educazione alimentare delle giovani generazioni; alla scuola è infatti “delegato il compito del controllo della qualità e della validità, non unicamente nutrizionale, ma soprattutto culturale del cibo che viene offerto all’interno delle mense scolastiche. Il compito della scuola diviene quello di educare ad una giusta alimentazione al contempo socializzando, sin dalla prima infanzia, le nuove generazioni ai gusti. La dieta alimentare, non intesa in termini di restrizione e terapia, ma in termini educativi, deve divenire oggetto di insegnamento per favorire anche il recupero ed il consolidamento di tradizioni locali che rischiano di sparire a fronte di un sistema-mondo”.
In questo senso si spiega la nascita e il successo di Slow Food e – di recente – dell’Home Food che nella sua rappresentazione iconografica vede una casa all’interno del piatto, a voler proprio significare l’importanza della condivisione tra convivialità e ospitalità, recuperando e valorizzando il significato del pasto, del mangiare insieme, riscoprendo ogni giorno la tradizione e la tipicità dei gusti non standardizzati.
Amare l'arte è benessere
|
|