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D. Hai incontrato personaggi veramente inquietanti o misteriosi?
G. Inquietante nessuno. Ci sono vari personaggi, invece, che mi hanno accompagnato e che mi accompagnano ancora in questa avventura ai quali mi sento particolarmente legato. Due sono contemporanei, gli altri appartengono ad un lontano passato. Il personaggio contemporaneo che più mi ha colpito è stato Gustavo Rol: emanava intorno a sé un magnetismo particolare e di grande fascino. Attraverso chi lo ha conosciuto personalmente Rol mi sta facendo pensare e ragionare su alcuni aspetti della vita e della “vita oltre la vita” che potrebbero essere estremamente interessanti. L’altro contemporaneo è vivissimo, è un mio amico, e lo voglio ricordare perché mi ha molto aiutato e mi auguro di essere stato a mia volta utile a lui. È il responsabile di tutte le antichità egiziane, il professor Zahi Hawass. Un uomo che ha parlato con i personaggi più illustri e potenti della Terra, con il quale condivido, con lo stesso entusiasmo, la passione vera, quella per l’antico Egitto. Ci lega una profonda sincera amicizia che risale ai tempi del mio primo libro. Lui, nonostante sia sommerso dalle richieste delle televisioni di tutto il mondo, quando può mi chiama e mi esorta a raggiungerlo perché c’è una nuova scoperta, mi invita a fare le riprese prima che arrivino gli altri. Appartenenti al passato, ci sono poi quattro personaggi, ancora una volta egiziani, ai quali sono profondamente affezionato: Cheope, Tutankhamon, il faraone donna Hatshepsut e il suo amico, forse più che amico, Senmut. E, infine, il misterioso Imhotep, questo grande egiziano che ancora non sappiamo se sia mai vissuto come immaginiamo; la sua tomba non è mai stata trovata, ma è forse il primo genio, è il Leonardo da Vinci dell’Egitto.

D. E falsi misteri? Li hai incontrati, li hai smascherati?
G. Quanti ne vogliamo! Uno l’ho svelato proprio in Egitto. Andai a vedere di persona un geroglifico a Saqqara che veniva spacciato come la rappresentazione di un extraterrestre, con tanto di occhi, antenne e mantello… Ho esaminato la parete restaurata, ed era evidente che si trattava di ben altro: un vaso per le offerte…. La prova era nello stesso disegno, un poco più a lato, dove era raffigurato un vaso identico, ma rovesciato, dal quale la frutta (che aveva fatto immaginare gli occhi e le antenne del presunto E.T.) si era sparsa sul pavimento rivelando, così, la vera natura dell’oggetto… Questo era un falso mistero e l’ho dimostrato, ma sono sempre pronto a perdere le notti di fronte ai veri misteri.

D. Tu ci hai abituato a vederti nelle situazioni più disparate: andare a cavallo, arrampicarti sulle piramidi, scalare montagne, intrufolarti in cunicoli, immergerti sott’acqua… sembra tutto normale e tranquillo… Ma ci sono state avventure davvero pericolose?
G. Sicuramente. Però le ho affrontate con l’attenzione di chi valuta la situazione, ma anche con l’incoscienza dell’appassionato. Ad esempio la scalata sulla piramide di Cheope: erano sette anni che nessuno arrivava sulla sua cima in maniera ufficiale perché gli ultimi due che erano saliti erano morti scendendo. Infatti, non è per nulla facile salire sulla piramide di Cheope. Intanto, i gradoni non sono fatti per essere saliti, alcuni sono alti più di un metro e mezzo e scendendo bisogna saltare atterrando talvolta su uno spessore largo non più di 15-20 centimetri ad un’altezza di 140 m. da terra. È come camminare su un cornicione al 40° piano. E dall’alto, poi, la piramide non viene vissuta come un declivio, ma come uno strapiombo… Un’altra avventura poco piacevole l’ho vissuta quando abbiamo preparato l’ultima trasmissione andata in onda, quella girata in Romania. In quell’occasione bisognava attraversare un lago ghiacciato: troppo ghiacciato per essere navigato, ma troppo poco per essere percorso a piedi. Nessuno si sentiva di farlo e rischiavamo di rimanere bloccati… Allora ho preso il coraggio a due mani e sono passato per primo. Io sono alto due metri e dunque sono pesante… così anche gli altri della troupe si sono convinti ad attraversarlo rapidamente. Però sentivamo il ghiaccio scricchiolare sotto i piedi e vedevamo l’acqua scorrere sotto il ghiaccio trasparente… ma, fortunatamente, è andata bene.


D. Nel tuo cassetto c’è un mistero di cui vorresti occuparti?
G. È un mistero racchiuso in un luogo molto, troppo lontano. Sono entrato in contatto con un italiano che è arrivato per errore in un certo posto. Ha visto delle cose assolutamente incredibili, le ha fotografate e me le ha sottoposte. Non è un sito archeologico, è da tutt’altra parte, ma è molto lontano... Appena avrò a disposizione un mese di tempo per realizzare una sola puntata, andrò ad occuparmene. È un qualcosa di eccezionale, ma per ora rimane fra me e questa persona, tanto non ho paura che qualcuno vi arrivi prima di me… è un luogo inaccessibile, un vero e proprio incidente di percorso fuori da ogni rotta conosciuta.

D. Tu sei sposato, hai tre figlie... vivi in un mondo tutto femminile, il mondo del mistero per eccellenza... Come lo vivi?
G. Mi piace tanto.. vi trovo una grande serenità, una grande sincerità... Tre bambine sono una piccola tribù che vive di vita propria e nella quale, per ora, faccio il grande papà saggio. Chi sa fino a quando durerà, ma per il momento c’è un grande amore, un profondo rispetto, molta attenzione... Quando sono nervoso o stanco, loro se ne accorgono e mi ritrovo tre bambine piccole che mi si arrampicano addosso per dirmi che mi vogliono bene... cioè non hanno paura di questo omone grande e imbronciato, si avvicinano per tranquillizzarmi...

D. E Irene, tua moglie, come vive queste lunghi e frequenti periodi di lontananza?
G. Io non riesco più a pensare a nulla se non penso che Irene sia coinvolta in quello che faccio, quindi non riesco ad immaginare la mia vita senza Irene, ma non con lei a fianco, ma lei con me, cioè Irene è la mia vita... Non riesco a creare nulla se non penso al suo parere, al fatto che dobbiamo farlo insieme... Noi viviamo molto vicini e credo che questo sia dentro di me la più bella prova che do a me stesso della voglia che ho di amare questa donna. Abbiamo delle passioni in comune, dei desideri in comune, abbiamo il piacere di stare insieme. Ci guardiamo e ci sembra incredibile di stare insieme da tanti anni. Ci siamo conosciuti e fidanzati nell’89, ci siamo sposati nel ‘94... ma ci sembra – e adesso parlo come mio nonno – di esserci incontrati ieri. Ma è vero, noi ci reinventiamo il nostro rapporto ogni giorno con il piacere di vederci, il piacere di chiamarci.

D. Irene non soffre quando non ci sei, non è gelosa?
G. Certo, però ha tre bambine che la tengono molto occupata e che quando io non ci sono fanno a gara per dormire nel lettone.

D. Tu e Irene siete due autori che hanno lavorato a lungo insieme, lei sempre dietro le quinte, tu anche in primo piano…C’è mai stata competizione fra voi?
G. No, mai. Quando sono tornato in Rai, Irene ha deciso per il momento di occuparsi di altri settori, anche per diversificare gli impegni di famiglia. Stargate lo facevamo insieme, ma poteva essere un rischio perché se fosse andato male rimanevamo entrambi senza lavoro. Ora abbiamo deciso di dividerci per un po’ professionalmente: Irene, una delle migliori autrici che io conosca, sta facendo delle cose, io ne faccio altre di modo che non ci sia alcun conflitto, soprattutto temporale, così ognuno di noi può tranquillamente godere dei propri prodotti. In ogni caso, noi amiamo il nostro lavoro, lo facciamo con tanta passione, ma se avessimo i soldi per poter non lavorare e stare più insieme, saremmo molto più felici.

Squilla il cellulare di Roberto, è Irene che chiama solo per cantargli “Scusa se ti amo”... Allora è tutto vero!?



(29/10/2004) - SCRIVI ALL'AUTORE


Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere

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