Ad un tratto invece di lasciarci scandire il tempo dalla televisione, siamo noi a riempire i piccoli spazi liberi con quello che ci piace o che più ci è utile. Dalla cara e vecchia Rai, a Rai Click insomma.
Così nella pausa pranzo possiamo guardare l’ultimo tg che abbiamo perso, o una puntata di Corto Maltese o perché no uno speciale di Quark invece che “scegliere” se lasciarci massacrare da un Michele Cocuzza, un Paolo Limiti o un Italia sul due più scoraggiante che mai . Così ogni sera invece di Vespa e Marzullo possiamo invitare a cena Fiorello o la Cortellesi, ascoltare un concerto di Battiato o apprezzare tutti quei programmi Rai di qualità che durante l’anno vanno in onda in terza quarta e quinta serata, oltre che curiosare nel grande archivio Rai…e senza interruzioni pubblicitarie!
Ma noi, chissà se facciamo bene ad essere entusiasti e speranzosi che moltiplicazione dei canali e interattività possano diventare presto sinonimo di pluralismo e qualità di contenuti. Forse siamo soltanto illusi davanti all’ennesima manifestazione di contesa di potere, com’è stato del resto per il caso-Sky. Chissà se si tornerà mai a parlare dell’etere come un bene pubblico e di tutti ma non per questo destinato al caos. Fatto stà che ora la tv digitale interattiva costituisce l’unico modo per ovviare a quella ormai insopportabile situazione in cui da troppo ci sentiamo ripetere che i programmi demenziali esistono perché li vogliamo noi, che i reality show continuano a fare successo perché il pubblico adora “tronisti” incapaci di svolgere qualsiasi attività mentale e fisica, animali da palcoscenico che vengono pagati per la loro presenza in poltrona o in discoteca, che mangiano dormono e si accoppiano davanti all’obiettivo di una telecamera.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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