È ripartito a Ottobre su Italia Uno Distraction, game show alla sua terza edizione, che ha visto Teo Mammucari tornare saldamente alla conduzione dopo la breve parentesi di Enrico Papi. Con lui anche importanti modifiche al contenuto.
Viene da chiedersi dove risieda il successo di un format televisivo confermatissimo dalla rete di Mediaset, che esalta l’autoironia dei concorrenti, bersagli di prove ai limiti del grottesco.
Nella precedente edizione gli arlecchini, balanzoni e pulcinella protagonisti, raggiunta la fase finale del programma, dovevano aggiudicarsi un’automobile cercando di portarla a casa integra.
Questo poiché il malcapitato finalista si trovava a rispondere a una serie di domande al cui minimo errore avrebbe fatto seguito l’obbligo di sfasciare con le proprie mani parti dell’auto nuova messa a disposizione dallo sponsor (i concorrenti tra una riparazione e l’altra avrebbero speso più del valore dell’auto in palio!).
Sorgeva spontanea una domanda: quanto i produttori delle automobili e gli appassionati d’auto fossero felici nell’assistere a un simile scempio?
Ma con i soldi tutto si poteva fare, così un compenso profumato allo sponsor, sommato alla visibilità del prodotto consentiva al vincitore di puntata di distruggere un’automobile nuova, con buona pace di concorrente e telespettatore… o quasi, perché sicuramente alcuni tra i telespettatori dello show non avranno sicuramente gradito, mentre altri invece avranno riso delle sventure del vincitore.
Quest’anno, per evitare polemiche, gli autori hanno eliminato il politicamente scorretto: ora l’auto nuova si potrà davvero vincere, anche se Mammucari tende ad escludere il buonismo non sentendoselo nel dna. Il risultato è che le prove quest’anno continueranno ad essere molto sadiche.
Allora cosa fa audience a Distraction? Il “distorto” o la situazione comica nel momento in cui si provoca dolore al concorrente (vedere il gioco sadico della scossa o le pallonate lanciategli da pallavoliste), o imbarazzo (numerose erano le scene di nudo, tagliate invece nella nuova edizione), entrambi stati che rendono complesse le risposte più banali del quiz.
Ma in realtà, la trasmissione di per sé sfrutta semplicemente la vena satirica del conduttore.
Il comico infatti è l’unico a salvarsi anche se in taluni casi ai limiti del trash. A differenza di un Enrico Papi assolutamente abulico, Mammucari prende in giro con estrema naturalezza i concorrenti con battute pungenti.
Sebbene, infatti, Le “distrazioni” siano veri e propri ostacoli al superamento delle domande, nonché degno frutto di una mente diabolica, alla fine risultano meri riempitivi del quiz - show.
Inoltre in tutta la trasmissione manca totalmente una vera e propria scenografia. La quasi totalità del gioco sembra infatti svolgersi da un’unica postazione (i tavolini con le pulsantiere per prenotare le risposte), con inquadratura fissa e brevi stacchi di riprese del pubblico con campi lunghi assenti. E questo rende il programma poco dinamico.
Le domande cui vengono sottoposti i partecipanti al gioco sono demenziali e scarsamente divertenti: vedere poi “torture” quali la scossa sulla sedia o uova sfracellate sulla faccia di questi individui fa riflettere:
davvero l’italiano oggi è disposto a sottoporsi a qualunque angheria e a lasciarsi ridicolizzare di fronte a milioni di telespettatori, perdendo perfino la propria dignità, solo per portarsi a casa un’automobile o semplicemente l’orgoglio di essere apparso in tv? Ci vogliamo proprio così male?
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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