Dici Vivienne Westwood e pensi al Punk
...Il Punk quello vero, non l'artificioso prodotto ora in circolazione ma l'autentico calcio nello stomaco che fu sferrato alla musica e al costume a metà degli anni Settanta.
Londra, 1974, Malcom mc Laren e Vivienne Westwood aprono un piccolo Sex Shop in Kings Road, Sex. Fuori, in strada, c’è il ritrovo di un gruppo di ragazzi, ribelli e senza nome, che passano le notti in un lesbian-club di Soho. Malcom intuisce immediatamente lo sberleffo situazionista.
Ne raduna quattro, senza neanche preoccuparsi di verificare se sanno suonare (e non sanno suonare) e costituisce un gruppo. Li chiama come il negozio, Sex Pistols. Cerca di organizzargli un concerto, e non importa la tecnica, perché il nuovo stile musicale, nato forse proprio per fare suonare chi non è capace, presuppone tre accordi in croce e tanta, tanta energia.
Vivienne Westwood crea l'immagine del gruppo, il loro look era composto da vestiti strappati, colorati, capelli corti, spettinati e spesso colorati, indumenti sadomaso-fetish, giubbotti e pantaloni in pelle, catene, borchie, spille da balia, lucchetti usati come collane, collari borchiati, svastiche (al solo scopo di scandalizzare) e tutto ciò che di appariscente e provocatorio si poteva proporre.
Il punk fa moda, è moda; ed è una moda do it yourself, che scardina le regole dello stile imposto dall’alto: i vestiti vengono autoprodotti, cuciti in casa, accostando oggetti autocostruiti che servono anche per comunicare al di là delle barriere della lingua: coi badges, le spille illustrate da apporre sul chiodo, che spesso recano il logo o il nome dei gruppi di riferimento, due punk provenienti da latitudini opposte del pianeta possono comunicare anche senza parole.
Da qui nasce il fenomeno Westwood ma altre sono le strade che intraprende qualche anno dopo, tutto il percorso intrapreso in quasi trent'anni di carriera è esaurientemente esposto in questa mostra.
Nata nel 2004 al Victoria & Albert Museum di Londra è il più grande omaggio che sia mai stato dedicato a un designer , esponendo outfit selezionati direttamente dalla collezione privata del V&A e dall’archivio personale della stilista inglese. Quella italiana rappresenta la più recente tappa di un tour che negli ultimi quattro anni ha toccato Canberra, Shangai, Taipei, Tokyo, Dusseldorf, Bangkok e San Francisco.
Dalle destrutturazioni geometriche delle prime collezioni alle sfide sartoriali degli anni ’90, il paradigma stilistico di Vivienne Westwood riflette una sistematica esplorazione della storia del costume. Nei suoi disegni unisce un coraggio impavido con un senso della tradizione.
Famosa per la sua parodia delicata agli stili dell'istituzione, è geniale nel suo uso di tessuti molto britannici quale il tweed di Harris e tartan ed il restyling di indumenti storici quali il corsetto e la crinolina. Tuttavia, il suo metodo è stato sempre pratico, guidato da una curiosità circa il funzionamento delle cose, un processo che descrive come imparare con l'azione .
Questa retrospettiva restituisce allo spettatore, in tutto il loro fervore originario, la ricchezza di idee che ha animato negli anni le creazioni della stilista. E incanta per la densità e complessità dei riferimenti alle arti pittoriche e letterarie.
Un percorso organico, guidato dall’amore per la cultura ma anche da un infaticabile bisogno di testare continuamente i limiti culturali della nostra società
La mostra è un omaggio alla carriera di Vivienne Westwood, dagli anni ’70 ad oggi e include sezioni dedicate alle tecniche di modellismo, agli accessori, oltre che video ed estratti di alcune delle sfilate più rappresentative.
Amare l'arte è benessere
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