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La sua vita, tanto artistica, sociale e politica quanto personale, fu indissolubilmente legata a quella di Frida Kahlo, figura altrettanto fondamentale per il Messico, se non per tutta l’arte contemporanea occidentale. «Io non lo sapevo allora, ma Frida era già diventata il fatto più importante della mia vita. E continuerà ad esserlo, fino al momento in cui morirà, 27 anni dopo», dirà Rivera sul loro primo incontro nel 1928.

Non si può pensare a Diego senza Frida, né a Frida senza Diego. Alleati, compagni di viaggi e di lotte, sostenitori reciproci della loro arte, marito e moglie per due volte, innamorati tenerissimi e appassionati, amanti insostituibili nonostante i continui, plateali, impudenti tradimenti da parte di lui, poi anche di lei.

Per questo ci piace concludere, omaggiando il grande pittore attraverso le parole di Frida, che gli dedicò nel ’49 uno dei più straordinari ritratti che mai donna ha realizzato per il suo uomo: «LA SUA FORMA: [...]I suoi occhi sporgenti, scuri, intelligentissimi e grandi, sono trattenuti a fatica nelle orbite – quasi vi escono attraverso palpebre gonfie e prominenti, come quelle di un rospo, molto distanti l’uno dall’altro, più di altri occhi. Gli servono per abbracciare col suo sguardo un campo visivo amplissimo, come se fossero stati espressamente creati per un pittore di spazi e di folle [...].
IL SUO CONTENUTO: Contraddittorio come ciò che muove la vita è, al tempo stesso, immensa carezza e scarica violenta di forze potenti e uniche. Lo si vive dall’interno, come il seme che la terra custodisce, e dall’esterno, come i paesaggi naturali. [...] eccezionalmente entusiasta della vita e, al tempo stesso, sempre scontento per non essere riuscito a conoscere di più, costruire di più, dipingere di più. [...] In questi venti anni l’ho visto combattere contro il complesso meccanismo delle forze negative che si oppongono alla sua spinta di libertà e di trasformazione [...]. Diego non ha amici, ma alleati. Quelli che trova in sé stesso sono magnifici: la sua intelligenza brillante, la sua conoscenza lucida e profonda del materiale umano al cui interno lavora, la sua solida esperienza, la sua vasta cultura che non si è costruita sui libri ma è induttiva e deduttiva; il suo genio e il suo desiderio di costruire, avendo la realtà come fondamento, un mondo libero dalla viltà e dalle menzogne. [...]»



“Diego Rivera. Epopeya Mural”
Città del Messico, Messico
Museo del Palacio de bellas Artes
27 settembre – 16 dicembre 2007



(08/10/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

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