Per quanto concerne l’altro grande della “triade” del 1685, ovvero Domenico Scarlatti, egli è passato alla storia della musica non per le opere teatrali (così come suo padre Domenico Scarlatti) bensì per le sue sonate per clavicembalo. Ne ha scritte “parecchie” (circa cinquecentocinquantacinque!) che testimoniano la splendida carica inventiva, emotiva e tecnica dell’Autore. Le sue Sonate sono composizioni brevi, che durano spesso solo pochi minuti, ma nelle quali Domenico riversa cascate tumultuose di note scintillanti, distribuite e connesse in maniera magistrale.
Sono composizioni in genere brillanti ma alcune esprimono una sottile malinconia che ci coinvolge nel breve spazio della loro esecuzione. Tra queste vorrei ricordare l’Aria in Fa ( n° 423 secondo il catalogo di Longo e n° 32 secondo quello più recente di Kirkpatrik ). Nell’arco di sole 24 battute e quindi di pochi minuti, l’Autore crea una dolce, particolare atmosfera con una tecnica peraltro molto semplice.
Esaurita questa parte biografica avventuriamoci adesso in qualche considerazione “musical-filosofica come detto in precedenza.
Sotto questo profilo la personalità di Bach emerge in maniera evidente non solo per la gli aspetti della sua vita, ma anche per il pensiero da lui costantemente espresso: la musica, affermava, è un mezzo per lodare Dio e contemplarne la grandezza. Nulla da dire: tutto chiaro e viene spontaneo il paragone ad acqua che copiosa zampilla da una roccia. Perché la stessa massiccia costituzione fisica del Maestro e molti aspetti del suo carattere fanno pensare ad una roccia !
E dell’altro Grande, di Händel cosa dire ? Con Bach certamente ha in comune genio, capacità tecniche, visione multiforme e polivalente della propria opera ma, per il resto, le cose stanno diversamente! Händel infatti non era credente e la sua attività non poneva al centro la ricerca di Dio ma, molto più prosaicamente, quella del successo non solo sociale ma… anche economico . Eppure teniamo presente che ha scritto quell’opera di profonda religiosità che è il Messiah. Sorge ora una domanda : quali sono i confini che dividono la fede dall’agnosticismo ?
Domanda plurivalente, che ciascuno di noi in momenti e situazioni diverse della vita può porre a se stesso….!
Passiamo al terzo della “grande triade” di quell ’Anno di Grazia 1685 : Domenico Scarlatti.
La professione dalla natia Napoli lo porta prima a Roma. Ben presto passa in Portogallo ove, a Lisbona, entra al servizio del Re Giovanni V. Si trasferisce infine a Madrid alle dipendenze di Maria Barbara, Infanta di Spagna successivamente divenuta regina di Spagna.
Gli elementi per allontanarci da considerazioni esclusivamente musicali ci sembrano in questo caso scarsi. Ma l’iniziale attività di Domenico Scarlatti legata prima alla Cappella di S.Pietro a Roma, e quella successiva presso i regnanti “cattolicissimi” di Portogallo e Spagna non ci sembrano offrire, almeno formalmente, grandi possibilità per particolari elucubrazioni “musicalfilosofiche”…!
Chiusa le precedenti parentesi ma rimanendo nel ‘700 , soffermiamoci brevemente su quanto affermato dallo scrittore tedesco Ephraim Lessino in un suo saggio sulla musica. Ebbene egli afferma che quest’arte, contrariamente a quanto accade con la poesia, non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente gioie dolori e moti dell’animo umano. Qualcuno magari esagerando potrebbe dire: beato lui che aveva capito tutto (ma forse era sordo…)
Mettendo da parte la facile ironia, per illustrare le correlazioni esistenti tra i nostri sentimenti e la musica non darei la parola ad esteti o psicoanalisti ma ricorrerei agli antropologi. Possiamo infatti ricordare che popolazioni primitive riescono ad esprimere efficacemente, con movimenti di danza e strumenti del tutto primordiali, sentimenti di varia natura quali gioia o aggressività.
|
|