Dal bigottismo provinciale al glamour londinese, dalle vecchie canzoni che ascoltava alla radio alla scena rock degli anni settanta e, infatti, il cameo di Brian Ferry, che interpreta un cliente di Patrick “gattina”, sembra impersonare magistralmente questi due fenomeni sociali così presenti nella swinging London.
Il tutto senza che egli sia mai coinvolto da nessuna ideologia, da nessun comunitarismo, da nessun elemento che debordi il proprio mondo interiore. Come natura l’ha fatto egli si vive e si lascia vivere, in preda agli eventi certo, ma senza presunzione di volontà. Un personaggio di una purezza anomala e di una semplicità solipsistica che possono sembrare inverosimili e dare fastidio, in alcune sequenze. Ovviamente, dopo gli incontri con Hippie astrali, mediocri prestigiatori e cantanti rock, arriverà anche la strada come fonte ultima di sostentamento.
Divertente, anche se meramente antropico, il modo in cui Jordan fa commentare alcuni degli eventi da taluni passerotti. Uno spostamento momentaneo dal commento in voce off del protagonista, che accompagna la struttura lineare drammaturgica del film. Straordinaria la prova attoriale di Cillian Murphy, visto di recente ne Il vento che accarezza l’erba, che sembra essere curiosamente destinato a film che trattano, seppur differentemente, la questione irlandese.
Amare l'arte è benessere
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