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IL DESTINO NEL NOME
TITOLO ORIGINALE: The Namesake
REGIA: Mira Nair
CON: Kal Penn, Tabu, Irrfan Khan, Jacinda Barrett
USA 2006
DURATA: 122 min.
GENERE: drammatico
VOTO: 6
DATA DI USCITA: 1 giugno

Livia Bidoli

Tratto dal romanzo d’esordio di Jhumpa Lahiri L’omonimo, è un film che si apprende per sottigliezze, così come l’amore che regna tra i due coniugi protagonisti, Ashoke e Ashima. Conosciutisi in India, si uniscono per un matrimonio combinato ma sembra che si siano scelti.

Chi entra nella sala e si aspetta un film di tensione, quasi proposto dal titolo del film, si vedrà invece trascinato in una trama che si svolge su due binari, due mondi che si contrappongono, l’India e l’America. Il film sembra quasi diviso, soprattutto per il ritmo temporale che percepisce lo spettatore non appena i figli di Ashoke e Ashina diventano adulti, due americani adulti che con i genitori indiani hanno poco da spartire.

Il ritmo lento, riflessivo, attento dei due genitori indiani fa da contrappunto ai due giovani figli nati e cresciuti negli States e che nulla vogliono sapere del passato dei loro genitori, quasi da nascondere. Eppure nel nome che Ashoke, il padre, ha scelto per suo figlio, si nasconde veramente qualcosa, un segreto che lo strano racconto Il cappotto, di Gogol, racchiude. E per questo il nome vezzeggiativo del figlio, che usano mettere gli indiani è proprio Gogol. Lui lo rifiuterà da grande, nondimeno questo nome segnerà per misteriose ragioni l’adulto, conducendolo a percorrere sentieri inimmaginabili.

Il materiale che Mira Nair traduce nel film è molto, forse è per questo che si nota poca omogeneità tra una parte e l’altra, tra le voci dei padri e le voci dei figli, che non diventano corali ma si contrappongono. La musica non aiuta, con la sua dissonanza, ad armonizzare il coacervo di trame che potrebbero prendere il volo e che invece restano aggrappate ai due emisferi, alle due nazioni che rappresentano. Ashima, la moglie indiana fedele alle tradizioni, rimane la più autentica, nonostante il suo essere in qualche modo fuori dal tempo.

Tra i momenti più belli del film la recita di uno dei poemi più aulici di William Wordsworth, I wandered lonely as a Cloud (Erravo solo come una nuvola), del 1807, notoriamente conosciuto come The Daffodils (I narcisi), che cito in traduzione: “Erravo solo come una nuvola – che galleggia in alto sopra valli e colline – quando all’improvviso vidi una folla – una moltitudine di dorati narcisi”. Queste parole e il momento in cui vengono sussurrate da Ashima di fronte ad Ashoke per la prima volta rappresentano l’attimo più raffinato e intenso del film, quasi fossero all’origine di tutto…



(16/05/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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