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DISCORSO ALL'UFFICIO OGGETTI SMARRITI
WISLAWA SZYMBORSKA

Esce nella Biblioteca Adelphi il secondo volume antologico della poetessa polacca Premio Nobel nel 1996.

Gianluca Traini

Chi ha amato poesie come "Amore a prima vista" o "Nulla in regalo", non potrà fare a meno di leggere il nuovo libro di Wislawa Szymborska pubblicato da Adelphi: "Discorso all'Ufficio oggetti smarriti". Curato come il precedente "Vista con granello di sabbia" da Pietro Marchesani, "Discorso all'Ufficio oggetti smarriti" è un ampia scelta antologica, che copre l'intero arco della sua produzione, delle poesie più significative della poetessa polacca Premio Nobel nel 1996.

Quello che sorprende di più nella poesia della Szymborska è la capacità di parlare dei grandi temi come l'amore, la morte, il nulla, l'altro, con uno stile piano e conversevole, ricco di immagini quotidiane originali ed efficaci, che sfuggono alle trappole della retorica più facile e scontata, sempre in agguato quando si toccano temi classici e quindi abusati.

Questo stile colloquiale dà ai testi della Szymborska un tono forse unico tra i grandi poeti internazionali di questi ultimi anni, contraddistinto da uno sguardo non epico o collettivo ( anche se non mancano in questa raccolta poesie dedicate ad alcune delle atrocità della Storia, come Vietnam o 11 settembre, quanto attento all'unicità di ogni singola esistenza, unicità colta, come sottolinea nella bella postfazione Marchesani, "evocando esperienze che ciascuno può riconoscere come proprie", come, solo per fare un paio di esempi, in "Le quattro del mattino" o in "Incidente stradale".

Ma quando si parla di poeti, si sa, è meglio lasciar parlare loro. E nel caso della Szymborska, di una poetessa che preferisce "il tempo degli insetti a quello siderale", parlano per lei i versi di "Eccesso", una delle poesie più memorabili di questa raccolta.


ECCESSO

Hanno scoperto una nuova stella,
ma non vuol dire che vi sia più luce
e qualche cosa che prima mancava.

La stella è grande e lontana,
tanto lontana da essere piccola,
perfino più piccola di altre
assai più piccole di lei.
Lo stupirsi non sarebbe qui affatto strano
Se solo ne avessimo il tempo.

L'età della stella, massa, posizione,
tutto ciò basta forse
per una tesi di dottorato
e un piccolo rinfresco negli ambienti vicini al cielo:
l'astronomo, sua moglie, parenti, colleghi,
atmosfera rilassata, abito informale,
si conversa soprattutto di temi locali
masticando noccioline.

Una stella magnifica,
ma non è un buon motivo
per non brindare alle nostre signore
assai più vicine.

Una stella senza conseguenze.
Ininfluente sul tempo, la moda, l'esito del match,
il governo, le entrate e la crisi dei valori.

Senza riflessi su propaganda e industria pesante,
su laccatura del tavolo delle trattative.
In sovrappiù per i giorni contati della vita.

A che serve qui chiedersi
sotto quante stelle nasce l'uomo,
e sotto quante dopo un attimo muore.

Nuova.
- Mostrami almeno dove sta.
- Tra l'orlo della nuvoletta bigia sfilacciata
e quel rametto, più a sinistra, di acacia.
- Ah, eccola - dico.



(14/08/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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