Nel cuore dell’antico mercato dei Lattarini, d’epoca araba, dopo tre anni di impegnativi restauri, finalmente risorge a nuova vita questo complesso monumentale, formato da una residenza privata del ‘400 e dall’adiacente convento francescano seicentesco.
La nuova sede è stata inaugurata il 2 dicembre 2006, alla presenza di numerosi personaggi (www.comune.palermo.it/Eventi/Galleria%20d'Arte%20Moderna/gam3_testimonial.htm) palermitani e non solo, rappresentativi della cultura, dello spettacolo, del mondo delle imprese che si sono affermati in altri luoghi d’Italia e del mondo ma che alla città di Palermo sono profondamente legati.
Migliaia di visitatori stanno continuando ad affollare le sale, avendo dimostrato di apprezzare l’iniziativa promozionale dell’ingresso gratuito per tutti fino al 6 gennaio 2007.
L’intervento di recupero, oltre a valorizzare l’edificio in sé attraverso i restauri dello scalone monumentale, dei solai in legno, di superfici affrescate e murature, ha peraltro permesso di realizzare sale per mostre temporanee, locali per attività didattiche, e una biblioteca, cioè quei servizi essenziali che fanno di un museo un buon museo. Un bookshop ed una caffetteria garantiscono al pubblico una permanenza piacevole.
Tre piani e 29 sale espositive, per una superficie di 4.700 metri quadrati (più del triplo rispetto a quelli disponibili nei saloni del ridotto del Politeama), hanno consentito di esporre numerose opere provenienti dai depositi e finora mai esibite, in un percorso espositivo più arioso in grado di valorizzare la collezione.
Le soluzioni scenografiche di Corrado Anselmi e l’elegante allestimento di Alessandra Raso, mai soverchianti rispetto alle opere, si armonizzano con un’illuminazione ben curata che mette in risalto dipinti e sculture. Lodevole l’installazione dei principali impianti indispensabili per il funzionamento del museo e per la conservazione delle opere (idrico, antincendio, elettrico, di climatizzazione, antintrusione, di videocontrollo e di diffusione sonora) che, ove possibile, sono stati “nascosti” in apposite nicchie o sottotraccia, per non pregiudicare l’impatto estetico e per non “distrarre” i visitatori.
Per il percorso museale è stata scelta una suddivisione tematica delle opere, che ripercorrono gli sviluppi delle arti figurative in Sicilia fra la fine del Settecento e i primi del Novecento. Ogni sala è dedicata ad un tema, e un pannello (in italiano e in inglese) ne riassume brevemente il contenuto. Il rischio è che di tanto in tanto sfugga il senso cronologico, ma sarebbero sufficienti dei pannelli sinottici per averne un quadro più chiaro.
La visita comincia al piano terra con dipinti e sculture di formato monumentale, che rappresentavano l’arte ufficiale delle Grandi Esposizioni nazionali e internazionali. Alla fine dell’‘800 i temi della classicità greca e romana celavano spesso un messaggio patriottico o comunque legato all’attualità, come nei quadri di Giuseppe Sciuti. La presenza di temi ispirati alla storia dell’Italia moderna è affidata in particolare alla potente rievocazione di un episodio allora molto popolare: la famosa rivolta dei Vespri siciliani nel dipinto di Erulo Eroli (1890).
A testimonianza della prestigiosa scuola di scultori siciliani riconosciuta a livello internazionale, si può ammirare lo straordinario gruppo bronzeo Gli iracondi di Mario Rutelli (1910), ispirato all’Inferno di Dante, e che fu ammirato da D’Annunzio e amato dal pubblico e dalla critica.
Nelle sale successive si affronta il tema del ritratto, con opere che permettono di cogliere bene le qualità introspettive della stagione neoclassica in Sicilia, con Velasco, Riolo e Patania che testimoniano la lunga sopravvivenza in Sicilia di un gusto che nel resto d’Italia era stato soppiantato dal Romanticismo.
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