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L'ANTIGONE DI BOSETTI. ESSENZIALMENTE TRAGEDIA
Al teatro Quirino di Roma va in scena L’Antigone di Sofocle, nella traduzione del poeta Giovanni Roboni, per la regia di Giulio Bosetti che si esibisce anche come attore interpretando Creonte. Dal 5 al 21 Dicembre.

Giancarlo Simone Destrero

Essenzialmente tragedia. La messa in scena di Giulio Bosetti evita qualunque ornamentazione scenografica per condurci nella dimensione atemporale del mito. Uno sfondo ed un proscenio completamenti neri, delimitati da due panche di legno, sono il contesto dove si svolge la parola tragica.

Le luci che squarciano l’oscurità circostante i corpi degli attori in scena, sembrano proiezioni di un altrove che danno vita a dei caratteri originali e li fissano, determinando eternamente la tragica sostanza umana.

La sensazione di accedere ad una lontana dimensione spazio-temporale, seppur nella chiara consapevolezza della finzione teatrale, si ha ancor prima che inizi la rappresentazione; una coltre nebbiosa artificiale, infatti, arriva da dietro le quinte ad investire gli spettatori, mentre si accomodano in platea.

La tragedia, di cui il testo di Sofocle è una delle vette raggiunte, è un’arte che tocca le più profonde corde dell’anima e riporta ad una verità originaria atavica che accomuna tutto il genere umano, emozionando come nessun altro genere letterario.

Il testo tragico dà una forza così evocativa alla parola da risultare estremamente patetico, e perciò scandaloso nella sua pura essenzialità sentimentale, anche solamente leggendolo e lasciando alla sola evocazione oratoria il potere catartico sulla tragica presa di coscienza della condizione umana.

Tutto nella tragedia è estremo, nulla è mediato e tutto è immediato, i più reconditi impulsi umani gettano le maschere, il destino degli eroi non è mediato dai filtri di un intimismo ambiguo e superfluo.

Quando poi si usano delle piccole ma necessarie accortezze di messa in scena, come in questo caso, si rispetta e non si banalizza un’arte che proviene dalla sacralità della notte dei tempi.

Una cosa molto interessante di questa Antigone è l’uso del coro e la messa in scena che ne fa Bosetti. Anche i personaggi principali del testo, come Ismene, Euridice, finanche Creonte, ne fanno parte alternandosi sulla scena come protagonisti e come voce di popolo (verrebbe da dire voce di dei).

I movimenti lenti di entrata e di uscita dalla scena, una certa gravosità di consapevolezza solenne nell’unione di più individualità e la recitazione ferma, altera, sofferta, danno una rappresentazione di coro molto vicina all’idea che un lettore può farsi, su quello che doveva essere la messa in scena di esso nella Grecia Attica.

La diatriba tra Antigone e Creonte -mito dell’eterna disputa tra legge morale e legge civile- viene portata direttamente agli spettatori, con gli attori che scendono dal palcoscenico nella platea, nei due momenti culminanti il destino tragico dei protagonisti.

Antigone che viene portata viva dalla scena al patibolo, che la vedrà oltrepassare le porte dell’Ade, ed il cadavere di Emone, figlio del tiranno, che è portato sulla scena, dopo aver già oltrepassato quelle porte, per una collettiva, compassionevole, elaborazione del lutto.


Dove: Teatro Quirino, via delle vergini 7. Roma
Quando:Dal 5 al 21 Dicembre, ore 21. Mercoledì ore 19.
Biglietti: Platea 30 Euro (ridotto 24) Balconata 22 Euro (ridotto18) Galleria 16 Euro (ridotto 13). Il mercoledì sconto del 20% sul costo dei biglietti.
Telefono Biglietteria:06 6794585 dalle 10 alle 19 (il Sabato 10-13). Numero verde: 800.013616.



(09/12/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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