Edward Malus (Nicolas Cage), sceriffo di polizia, raccoglie dalla strada una bambola che una bambina ha lasciato cadere dal finestrino di un’auto e, con la moto, corre per riconsegnargliela. Ma poco dopo aver fatto accostare la macchina, un camion travolge l’auto. Sentendosi in colpa per l’accaduto, non esita ad aiutare la donna che lo ha lasciato all’altare nella ricerca della figlia scomparsa.
Edward, dopo aver assistito alla morte di una bambina e di sua madre in un incidente automobilistico, riceve una lettera da una ex fidanzata che gli chiede aiuto per ritrovare la figlia scomparsa. Scosso e divorato dai sensi di colpa per l’incidente automobilistico, lo sceriffo cerca di rimediare mettendosi in viaggio verso Willow, la donna che gli ha chiesto aiuto: lei, però, vive su un’isola sperduta nell’oceano – Summers Isle - che ha come unico contatto un anziano signore che, con il suo elicottero, porta all’isola quello di cui sono sprovvisti. Un’isola che sembra il paradiso terrestre. Oppure, l’inferno.
E qui inizia la ricerca di questa bimba scomparsa con la complicità di tutti gli abitanti dell’isola. Inquietante è il fatto che tutti fingono di non averla mai conosciuta. Ma dietro questa misteriosa scomparsa rimangono indizi lasciati accuratamente in posti precisi, affinché il pesce più grande abbocchi alla lenza.
Sull’isola, però, l’omertà continua a regnare.
Sembra che ci siano valori più alti a cui sacrificare elementi della comunità, al fine di preservare la comunità stessa e l’ape regina (Ellen Burstyn) questo lo sa bene; lei, fondatrice dell’isola e iniziatrice di una religione della natura, ha improntato l’organizzazione dell’isola alle comunità di api. Un’ape regina che domina incontrastata con un corollario di ancelle e adepte che la venerano e la usano come modello, mentre i maschi sono invece funzionali esclusivamente alla riproduzione e ai lavori pesanti.
Nessuno può accedere a questo paradiso terrestre. Ma nessuno che ne faccia parte può lasciarlo. Chi mai sarebbe così folle da preferire all’ordine il caos? In una terra dove gli uomini – o meglio, le donne – vivono in comunione con la natura, vige la severa legge della vita rurale: tutti insieme, a qualsiasi costo. Uniti nel bene e nel male, contro lo straniero e le ingerenze del mondo esterno.
Il poliziotto, da straniero, indaga con lucido rigore e disillusione verso quel mondo ma, piano piano, scoprirà che i pezzi casuali del puzzle della sua vita sono invece tanti alveoli che compongono un grande alveare con un’ape regina che protegge gelosamente la propria santità; capirà, mano a mano, che il mistero dell’isola ruota attorno a sacrifici neo pagani in onore di una divinità personificata in questa donna che ha fondato l’isola e la sua organizzazione religiosa.
A confronto con la pellicola originale, qui la narrazione è volta alla scoperta di un mistero facile da prevedere ed è meno agghiacciante rispetto all’originale di Anthony Shaffer. Mentre il precedente approfondiva con maggior vigore i temi delle sette religiose e dei rituali ad esse connessi, qui il tema religioso viene messo in secondo piano – tema poco caro ad Hollywood – ed il regista gli preferisce un uso più commerciale della pellicola: scene d’azione, flashback, morti improvvise e violente. Alla tematica dei sacrifici religiosi si sceglie il problema dell’isolamento e dell’organizzazione ad alveare degli abitanti dell’isola, nonché la loro conseguente omertà.
Il prescelto evidenzia fin da subito i toni che il film prenderà: riferimenti che poi non verranno sviluppati, una trama più improntata sulla suspance che sulla paura, un thriller che non si avvicina all’horror e che, anzi, sembra starne lontano di proposito. Deludente e prevedibile, la trama è solo un insieme di informazioni come alveoli di un alveare che non trova però la sua ragion d’essere.
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