Questo era stato ciò che li aveva avvicinati e uniti! Mai, mai, nemmeno nei momenti di più sovrana immemore felicità li aveva abbandonati quanto vi è di più
alto e di appassionante: il godimento dinanzi all’armonia dell’universo, il senso del rapporto tra loro e tutto il suo quadro, la sensazione di appartenere alla bellezza dell’intero spettacolo, a tutto il cosmo. Vivevano di questa comunione. E perciò l’esaltazione dell’uomo sulla natura, il culto idolatra dell’uomo e tutte le smancerie di moda nei suoi confronti, non li avevano mai attratti. I principi di un falso vivere sociale, trasformato in politica, erano apparsi a loro una ben misera cosa, roba fatta in famiglia, ed erano per loro incomprensibili.”
Per questo forse ha ragione il grande poeta russo Evtusenko, quando afferma che se anche il Dottor Zivago non è sicuramente il più bel romanzo del novecento, è sotto certi aspetti il più importante, perché “è il romanzo della svolta morale del ventesimo secolo, il romanzo che ha innalzato i sentimenti dell’uomo al di sopra della Storia.”
E questo perché in un epoca e in un paese dominati da una astratta e meccanica coerenza di principi Pasternak ebbe il coraggio di scrivere una storia in cui fosse al centro ciò che di più irriducibile contraddistingue l’uomo, quella “incoerenza del cuore, che non conosce casi generali, ma solo il particolare, ed è grande perché agisce nella sfera del piccolo.”
Amare l'arte è benessere
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