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E’ SCOMPARSO CARLO BILOTTI. L’ULTIMO DEI MECENATI
È morto il 17 novembre 2006 a New York, dopo una lunga malattia, all’età di settantadue anni, Carlo Bilotti, uno dei più noti, appassionati e apprezzati collezionisti d’arte nel mondo, nonché fondatore del Museo Carlo Bilotti di Roma.

Claudia Pecoraro

Cosentino di nascita e di nobile famiglia, dopo aver completato gli studi tra Napoli, Palermo e New York, nel 1970 comincia la carriera di imprenditore nel campo della cosmetica per le più importanti aziende americane e europee (Shulton, Jacqueline Cochran e La Prairie). La sua società, oggi, oltre a rappresentare i più noti marchi di profumi, ha sviluppato una linea di trattamento per la rigenerazione dei tessuti dopo la chirurgia plastica.

A fianco del mondo del business e della finanza, fin da giovanissimo, scopre uno sfrenato amore per l’arte. A vent’anni acquista la sua prima opera di rilievo (un De Chirico) e a trentadue possiede già una delle più importanti collezioni di arte contemporanea del secolo.

Il suo collezionismo si connota fin da subito per una profondissima cultura artistica, un occhio attento e una grande apertura verso i più interessanti artisti della sua epoca, ma soprattutto per una sincera amicizia con alcuni dei suoi più celebri esponenti, da Warhol a Lichtenstein, da De Chirico a Dalì, de Saint-Phalle, Rivers, Rotella, Hirst, dalla quale sono nate le committenze di numerose opere per la sua collezione personale e per le sue società.

Bilotti non si può certo annoverare tra quei “raccoglitori d’arte” che acquistano opere al solo scopo di investimento. “Ci sono diverse specie di collezionisti per alcuni di questi comprare arte per esibirla è una priorità irrefrenabile. Poi ci sono quelli come me, che acquistano senza finalità commerciali. Io compro quello che mi piace e farlo mi regala sensazioni difficili da spiegare”.

Non molti anni fa, a seguito della dolorosissima perdita della figlia Lisa, stroncata dalla leucemia appena ventenne, Bilotti decide di donare, in suo ricordo, parte della sua collezione per renderla fruibile al pubblico: “Le sole cose che restano dopo la nostra morte sono quelle che doniamo alla collettività, poiché le generazioni future sono la continuazione della nostra vita.”

Proprio alla memoria di Lisa dedica nel complesso di Sant'Agostino a Cosenza, sua amata città natale, un piccolo museo che espone le sue tele più famose: Picasso, De Chirico, Fontana, Chagall, Warhol. Nello stesso centro calabro, di lì a poco, crea una sorta di museo open air nella centralissima Piazza Fera con cinque grandi statue di Pietro Consagra (e la città si sdebita intitolando a Lisa una piazza).

Il passo successivo è l’approdo a Roma, con l’apertura del Museo Carlo Bilotti realizzato, grazie al suo pragmatismo imprenditoriale e senza alcuna pedanteria, in pochissimo tempo nell’Aranciera di Villa Borghese. Le sue donazioni hanno reso infatti possibile il restauro di questo edificio, settecentesco “Casino dei Giochi d’Acqua” (luogo di ritrovo mondano per feste e concerti, mal ricostruito dopo i disastrosi cannoneggiamenti del 1849, e adibito a ricovero invernale di agrumi) che, dopo un lungo periodo di usi impropri e di degrado, torna ad essere un centro di cultura.

Museo di caratura internazionale, nato sotto il segno dello stretto rapporto che legava Bilotti a grandi artisti, la sua collezione permanente è costituita dalla donazione di 22 opere tra dipinti, disegni e sculture.




  
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