Insomma il film offre molti spunti di riflessione su come consideriamo da un punto di vista maschile l’altra metà di una coppia eterosessuale: emblematica la scena in cui in bagno Jenny si cambia a velocità soprannaturale, come a dire che oggi ad una donna per avere il tempo di piacere al proprio partner dovrebbe avere poteri simili, altrimenti non le resta che una perenne nevrosi senza catarsi.
Eppure come il finale ci fa intuire, gli uomini sono quelli che oggi si fanno mantenere dalle loro compagne, parificate tanto da uscire dalla porta della schiavitù domestica per rientrare dalla finestra della schiavitù psicologica: l’uomo è il mantenuto e la donna è l’indaffarata innamorata (anche qui un altro esempio proprio ora nelle sale, ossia Uomini & Donne, meglio definibile a tal proposito col titolo originale più ambiguo e ammiccante Trust the Man).
Sui contenuti sociologici del film ci sarebbe molto da dire, ma non è il caso di andare oltre se siamo costretti ad ammettere che dopotutto il film funziona solo in parte, tanto nell’umorismo, a volte troppo greve e ripetutamente scontato, che nella trama: funzionano troppo bene le coppie Luke Wilson-Uma Thurman o Luke Wilson-Anna Faris perché lo spettatore possa accettare che il maschio alla fine debba operare una scelta, tanto da costringere l’altra donna a ripiegare sul cattivo di turno convertitosi all’ultimo.
Questa coppia che nasce nel finale non appare molto azzeccata, per il semplice fatto che durante tutto il film non è mai stata data allo spettatore l’occasione di vedere agire insieme l’inedita coppia...che ovviamente non sveliamo. E l’improvvisa soluzione ci sembra troppo frettolosa. Questo espediente da commedia buonista, in cui tutto si deve risolvere necessariamente per il meglio, finisce per forzare la simpatia che lo spettatore ha maturato verso i personaggi durante la breve storia.
Due sequenze su tutte altamente zeppe di effetti speciali sono davvero emozionanti e visivamente persino originali: quella con lo squalo e l’amplesso sospeso... Di interessante c’è il ritratto di Jenny, malinconica supereroina che ammicca, seppure in maniera meno drammatica, alla Catwoman struggente e al tempo stesso implacabile di Michelle Pfeiffer di Batman - Il ritorno. Una donna teneramente frustrata che ha il volto di una radiosa e sensuale Uma Thurman, istrionica e perfettamente calata nella parte.
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