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LA CHIUSA
Va in scena al teatro India di Roma lo spettacolo La chiusa, un testo di Conor McPherson, per la regia di Valerio Binasco. Dall’8 al 19 Novembre 2006.

Giancarlo Simone Destrero

Uno spaccato di vita quotidiana di un isolato paesino d’Irlanda. La vita degli abitanti di questa bucolica realtà che lentamente si ripete monotona, statica. Il luogo degli avvenimenti –o dell’assenza di questi- è un pub, dove cinque personaggi danno vita alla rappresentazione.

Lo spettacolo messo in scena da Valerio Binasco, tratto dal testo di Conor McPherson, è fondamentalmente l’espressione di come ci si arrangi per salvarsi dalla noia mortale dell’isolamento campestre. Di come questa situazione livelli ed omogeneizzi le coscienze ed i comportamenti delle persone che nascono in quel posto e lo abitano. I tre avventori locali ed il barista, infatti, non fanno altro che esorcizzare le loro solitudini, consolandosi in una serie di atteggiamenti ricorrenti che permettono la sopravvivenza delle singole esistenze nel piccolo gruppo.

Un clan che si ritrova ogni sera nel solito locale, con le solite chiacchierate e le solite bevute, che cerca comicamente di rivestire di novità delle situazioni irrimediabilmente ripetitive. Dove anche solo l’improvvisa presenza di una forestiera può essere una “turbativa” che mette in risalto le singole frustrazioni.

Quando, però, la donna racconta una storia sconvolgente, la verità drammatica irrompe concretamente nelle storie immaginarie, sempre presenti in questa zona liminare tra la modernità urbana e l’arcaicità superstiziosa.

Storie di fantasmi che fanno da contrappunto a queste vite così isolate ed invisibili da risultare spettrali, tra le nebbie ed i rigidi inverni irlandesi. Tutto questo però, per quanto possa risultare piacevole ed affabulatorio, appartiene più al mondo dei cantastorie che al grande teatro. E non basta una scenografia realistica, banalmente allusiva al sogno americano, che riproduce un locale ormai noto a tutti gli occidentali e l’interazione recitativa naturalista di cinque attori per toccare le corde profonde dell’unicità teatrale.

Il regista dichiara di non esplorare le ragioni dei comportamenti umani, ma il loro manifestarsi. Infatti, il tutto sembra una fotografia di una realtà di provincia, univocamente ridondante nei dettagli raccontati, nei silenzi, nei modi di dire, nei rituali, nei vizi. E aldilà di questo particolarismo, che può più o meno interessare, mi sembra che non ci sia nulla che inquieti -per quanto semplicisticamente provino a suscitare riflessione le ombre dei personaggi dalla porta, a fine rappresentazione- nulla che presagisca alcunché, nulla che alluda realmente al trascendente, nulla insomma di quella metafisica teatrale che dovrebbe emozionare profondamente.


Dove Teatro India, Roma. Dall’8 al 19 Novembre
Info per il pubblico ufficio promozioni teatro di Roma: 06684000346
Biglietteria Teatro India: tel 0655300894 (un’ora prima degli spettacoli)



(09/11/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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