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NON APRITE QUELLA PORTA - L'INIZIO
TITOLO ORIGINALE: The Texas Chainsaw Massacre: The Beginning
REGIA: Jonathan Liebesman
CON Andrew Bryniarski, Jordana Brewster, Taylor Handley, Diora Baird, R.Lee Erwey
USA 2006
DURATA: 91’
GENERE horror:
VOTO:9
DATA DI USCITA: 7 dicembre 2006

Azzurra De Paola

Eric e Dean decidono di concedersi un ultimo weekend prima di partire per la guerra del Vietnam con le loro ragazze. Ma ogni incubo ha un inizio. Il loro ha le parvenze di un incidente automobilistico...

Cinque ragazzi in viaggio attraverso il Texas si trovano a fare i conti con una famiglia di pervertiti a cui piace giocare con i morti e mangiare la loro carne. Questo accade, realmente, nel 1973 e il celebre Tobe Hooper ne ricava una pellicola entrata a far parte del mito della storia del cinema. Dopo i remake ed i sequel, andiamo a vedere come tutto ebbe inizio. L’inizio dell’incubo. Dell’orrore. Novantuno minuti di puro "gore".

E in un crescendo di sangue e macabre perversioni, Jonathan Liebesman racconta di un giovane Thomas Hewitt (Andrew Bryniarski) con un gusto sadico per la motosega ed i suoi usi più violenti. Una porta cigola, il fiato si spezza, il sangue scorre al punto da trasudare dallo schermo. Ci si trova invischiati nella storia narrata prima ancora che si riesca a capire cosa è accaduto, attori e spettatori insieme. Ed il regista si fa carico di un’eredità non indifferente visto che deve misurarsi con il genio di Hooper e dei vari registi successivi che hanno preso spunto da quest’ultimo.

Thomas Hewitt è un eroe, un genio del male, un’icona di tutta la cultura horror degli ultimi vent’anni e più. In “Non aprite quella porta: l’inizio” Eric (Matthew Bomer) e Dean (Taylor Handley) si concedono un’ultima vacanza prima di arruolarsi per la guerra nel Vietnam. L’ultima con le loro fidanzate, Chrissie (Jordana Brewster) e Bailey (Diora Baird). In seguito ad un incidente con due motociclisti, vengono costretti a chiamare lo sceriffo di paese, Hoyt (R.Lee Ermey).

Non li vedono i film dell’orrore i protagonisti dei film dell’orrore? Mai chiamare lo sceriffo del paese, in un paese sperduto nel nulla. Perché, come niente, ci si ritrova legati mani e piedi in una fattoria con un ragazzone che si diverte a fare esperimenti con la sua motosega. Quel suono, lo stridere dei denti metallici mentre raschiano l’osso, mentre lacerano la pelle, mentre il rantolo della morte segue ogni suo spostamento. La motosega e la faccia di cuoio. Perché, chi non ha mai sentito parlare di Leatherface? La sua faccia di pelle umana, cucita con accurata premura sul viso imperturbabile di un assassino senza cedimenti.

L’inizio di tutto. L’origine del male. E nel marasma di immagini distorte ed intrise di sangue, Thomas Hewitt si copre di gloria, si diverte a giocare con i fili di placenta che legano il cuore all’anima delle persone. Thomas è un adolescente che puzza di morte. Lui e tutta la sua macabra famiglia. Liebesman si confronta con tutta la cultura precedente delle avventure/disavventure di Leatherface e lo immagina giovane, ancora inconsapevole delle atrocità che abitano la sua testa. Tutto quello che vediamo, tutto l’orrore che ci viene gettato in faccia senza esitazioni, è accaduto davvero.

Il 1973 l’ha visto, i cinque ragazzi erano lì. È successo e noi ne siamo muti testimoni e ne portiamo gli echi fino alle pellicole del 2006, forse oltre. Certi mostruosità, certe perversioni della mente umana riecheggiano attraverso gli anni e le genti e si tramandano come leggende fino a dimenticare che è tutto accaduto realmente. Fa specie pensare che un uomo di tali fattezze e costumi, con quegli occhi che ti spiano dietro una faccia di pelle umana e con quelle mani sporche che stringono il metallo arrugginito di una motosega, non sia nato da un distorto senso del fantasticare ma sia esistito davvero. E ancora più sorprendente è che una ragazza sia sopravvissuta al suo sterminio ed all’orrore di quella realtà e ce lo abbia svelato come il più oscuro degli incubi.



(07/12/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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