In seguito alla misteriosa morte della sorella, Audrey decide di indagare sulle circostanze misteriose che gravitano attorno alle apparizioni di una donna morta e di suo figlio. Scoprirà che non tutto è sempre come sembra.
The Grudge 2, in Usa, vede davanti alla macchina da presa ancora la Gellar nei panni della già nota Karen, protagonista del primo episodio, che però muore dopo poco. Qui, la protagonista, è la sorella Audrey (Amber Tamblyn) che cerca di capire la maledizione della casa ed il perchè della morte di Karen. Viene da domandarsi se fosse proprio necessario questo sequel che, va detto, non aggiunge niente di nuovo alla pellicola precedente e, anzi, ne ricalca temi e motivi. La storia è ormai nota: la casa maledetta, un tradimento, un bambino testimone dell’omicidio della madre e ambientazioni orientali. Stessi toni melodici, le storie intrecciate di un fotoreporter di Hong Kong (Edison Chen) e tre collegiali di Tokyo. I fili della trama sono sfilacciati, poco chiari, un ammasso di informazioni come a voler infilare a forza un senso con le paure ancestrali dell’uomo ma ne risulta un eccesso che rasenta il noioso.
Un film barocco, troppi dettagli. Troppi piccoli particolari che rendono l’immagine poco chiara, un collage, un film che alla lunga stanca. E la famiglia americana con figli e madre adottiva, loro che c’entrano? Si scoprirà che una delle tre studentesse, abita nell’appartamento accanto alla felice famigliola ed il bambino orientale coperto di bianco (cos’è, farina? borotalco?) con gli occhi neri si trascina per i corridoi e per le docce del college e afferra i personaggi del film all’improvviso ma le reazioni di questi sono scontate e ridicole.
Il bello (il bello?) del film, probabilmente una delle poche caratteristiche che rende il film diverso dalla maggior parte delle pellicole del genere, è che qui non esiste lieto fine. Finalmente, il bel visino della protagonista non avrà nessuno sconto sul dolore. Finalmente, gli innocenti non vincono. Ed è questo che ci si aspetta da un horror. Per il resto, un film trascurabile all’interno del panorama cinematografico.
Amare l'arte è benessere
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