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LUDOVICO EINAUDI & ROBERT E RONALD LIPPOK
Un pianoforte sperimentale. Einaudi incontra il mondo dei fratelli Lppok. Dal 12 al 17 ottobre la tour italiana.

Redazione

«Forse sarebbe bene puntualizzare che chiunque si aspetta un normale concerto di pianoforte è totalmente fuori strada».
Premessa ovvia, ma doverosa da parte di Ludovico Einaudi.

Il compositore e pianista piemontese, una delle più interessanti figure di “pensatori” musicali emerse nel panorama italiano degli ultimi anni, a poche settimane dall’uscita del nuovo album “Divenire”, si imbarca in una nuova avventura verso l’ignoto musicale.

E per farlo, ancora una volta, confermando la sua vena artistica cosmopolita, ha deciso di confrontarsi con colleghi che si portano appresso esperienze e sensibilità, almeno in linea di principio, distanti dalle sue visioni rarefatte e elegantemente intimiste.

Così, dopo avere interagito con il virtuoso del duduk armeno Djivan Gasparijan, i grandi solisti della kora maliana Toumani Diabate e Ballaké Sissoko e il turco Mercan Dede, è ora la volta dei fratelli berlinesi Lippok, Robert e Ronald, ovvero 2/3 dei To Rococo Rot, gruppo faro di quella nuova generazione di musicisti tedeschi che nell’ultimo decennio ha saputo mettere a punto una creatura sonora fatta di elettronica minimale e d’avanguardia, post-rock e jazz.

«Li ho visti dal vivo e sono rimasto affascinato dal loro suono così tedesco e austero», spiega Einaudi, ideatore di questo nuovo progetto dalle caratteristiche per forza di cose «molto sperimentali». Una sfida intrigante basata sullo scambio sistematico: «Vorrei far “viaggiare” i suoni prodotti in tempo reale da me e da loro attraverso un gioco di rimandi e di trasformazioni continue».

Ma che cosa succederà sul palcoscenico? «Sarà una sorpresa. Anche per me. Di certo “collegheremo” il mio pianoforte con la “console” di Robert Lippok (l’elettronicista-programmatore dei To Rococo Rot, ndr). Stabilito il contatto, partiremo verso l’ignoto: una frase al piano, un loop di risposta che innesca lo spunto per una mia reazione con un altro accordo, l’aggiunta di un delay, l’inserimento ritmico di Ronald Lippok (batterista e membro anche dei Tarwater, ndr) e così via...».

Mettetevi comodi: l’esplorazione del suono e dei suoi limiti è solo all’inizio.



(30/09/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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