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TI ODIO, TI LASCIO, TI…
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Lorenzo Corvino
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Brooke & Gary...o meglio Brooke Vs Gary. Una coppia costretta a vivere insieme anche dopo aver rotto, dal momento che hanno acquistato insieme la casa e nessuno dei due può permettersi di comprare la metà dell’altro. Qualcosa non funziona tra loro e come sempre la colpa è dell’uomo: se non tradisce è egocentrico e indolente o viceversa. Insomma il tipico film che fa discutere, non tanto i critici, bensì le coppie di tutto il mondo.
Il modo bizzarro con cui Gary tenta di conquistare la donna di cui si innamora a prima vista, Brooke appunto, potrà anche essere fuori dal comune e plausibile o meno a seconda dei parametri che ciascuno di noi ha nel concepire l’approccio di un uomo con una donna, prima e durante la fase del corteggiamento, ma la parte che segue i titoli di testa è alquanto comune e pertanto verosimile: ossia litigi e discussioni a partire dai piatti non lavati e dalla spesa non fatta come lei comanda, fino ad arrivare a rinfacciarsi cose non molto carine e difetti che dopo tanto tempo trascorso assieme sembravano oramai dati per acquisiti e non più in grado di risorgere improvvisamente nelle vesti di pretesti atti ad alimentare il fuoco dell’alterco.
Insomma nel primo terzo del film assistiamo ad uno dei migliori litigi nazionalpopolari di matrice statunitense che il cinema di consumo abbia di recente raccontato, osando persino passare dal tono dimesso della commedia al graduale e impietoso sorriso amaro, fino al punto di non ritorno del litigio feroce e sboccato, di fatto traghettando il film verso la sponda della commedia agrodolce, come d’altronde è la vita, e soprattutto sono le questioni di cuore.
La scelta di far interpretare la coppia che si scopre innamorata ma incapace di sopportarsi a lungo cade su due attori da commedia: Vince Vaughn ha il perfetto fisique du rôle, mentre Jennifer Aniston si adira esattamente con le stesse movenze con cui strillava ai tempi di Friends, ma le battute migliori durante i litigi sono affidate al suo personaggio...forse perché in queste situazioni la bilancia della ragione – nella finzione come nella realtà – pende spesso più a favore del personaggio femminile che di quello maschile. Ovvero le migliori argomentazioni difficilmente è in grado di addurle l’uomo.
E infatti anche in questo film non manca il finale mea culpa del maschio che si ravvede dei propri errori, quando involontariamente l’amico dai modi più grossolani, quello dei consigli meno adatti, riesce, proprio lui, a rivelarsi quale inconsapevole viatico attraverso cui far passare la realizzazione di maturità del protagonista maschile. Come questo miracolo avvenga non lo diciamo, né vogliamo che si sottovaluti il modo in cui si sceglie di concludere il film. In parte vuole richiamarsi a tante storie d’amore raccontate da Woddy Allen, senza sobbarcarsene i sofismi e senza dover contestualizzare il tutto a New York, qui sostituita, difatti, da Chicago; in parte vuole essere soltanto una commedia piena di dissapori e chi ci vede il dramma, vuol dire che, allora, forse, ha la coscienza non tanto cristallina...
Amare l'arte è benessere
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