Grant Grant (Micheal Rooker) è l’uomo più in vista del paese. E’ ricco, ha un buon lavoro, ha una bellissima giovane moglie. Una notte, dopo una lite con Starla (Elizabeth Banks), esce per andare in un bar dove incontra una sue vecchia conoscente. Mentre si avviano verso il bosco antistante, trovano un essere informe che infetta Grant con un pungiglione. Da allora, l’uomo inizierà a mutare e ad infettare le altre persone.
James Gunn riesce ad unire un humor noir e il genere horror ispirandosi ai film di genere degli anni ’80, con un occhio di riguardo per Carpenter e Cronenberg. Un appassionato di horror realizza una pellicola su zombie e piaghe aliene che deformano la struttura corporea. La vicenda si snoda dietro Grant. Dapprima, uomo di polso. Rozzo. Poi, una volta infetto, sensibile. Si riscopre innamorato di sua moglie. Peccato però che si stia trasformando in un mostro.
Intanto, la bellissima Starla ricorda il passato con lo sceriffo del luogo, Bill Pardy (Nathan Fillion). E Grant, geloso, tenterà di ucciderli entrambi. Gunn dice che il fulcro del film sia il triangolo amoroso. Voleva creare dei personaggi cui accadono delle cose. Non solo carne da macello. "Bisogna dare ai personaggi una vita"- dice Gunn -"qualcosa che vada oltre il loro essere semplicemente cibo per la morte". E questo è tanto più evidente se si pensa a Bill Pardy: l’uomo della porta accanto, una faccia pulita, tutt’altro che un supereroe. Un poliziotto che fa di tutto per mantenere la calma e puntualmente la perde. Innamorato, da tempo, di Starla.
L’invasione aliena avviene attraverso grandi lombrichi che entrano dalla gola e vanno nel cervello a modificare la struttura cerebrale. Fame. Non sono spinti da altro che dalla fame. Di carne. Umana e non. Nonché dal desiderio di infettare chi è ancora indenne. L’amore, qui, sembra che non si possa distruggere. Tanto che fino alla fine non si sa chi sopravviverà al morbo alieno. Humor secco e horror splatter sono gli ingredienti. Miscelati con criterio, bisogna ammetterlo. Ma che non sono incisivi al punto giusto. E che fanno di questo film una pellicola “di mezzo”. A metà tra la commedia e l’horror, Slither si ritrova ad essere né carne né pesce.
Amare l'arte è benessere
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