Dopo un un parto difficile Thorn (Liev Schreiber) deve dire a sua moglie Kathryn (Julia Stiles) che suo figlio è morto. Il prete dell’ospedale mostra a Thorn un altro bambino nato quella notte e che ha perso la madre durante il parto. Il prete convince l’uomo a fare lo scambio. Alcuni fatti, tutti collegabili a Damien, hanno del preoccupante: lui non è un bambino come gli altri.
Nel 1976 Richard Donner mette mano al Presagio, il cui titolo originale era The omen, che ha finito prima per trasformarsi in una trilogia, poi per generare un quarto capitolo destinato al piccolo schermo. Abbiamo infatti avuto modo di vedere un Damien adolescente nel violento "La maledizione di Damien" (1978) di Don Taylor e la sua versione adulta nel poco riuscito "Conflitto finale" (1981) di Graham Baker, poi rimpiazzato dalla piccola ed altrettanto demoniaca Delia in "Omen 4 - Presagio infernale" (1991), diretto a quattro mani da Jorge Montesi e Dominique Othenin-Girard.
Damien, qui con il volto gelido di Seamus Davey-Fitzpatrick - nella pellicola originale avevamo un Harvey Stephens, oggi trentaseienne, che appare in un cammeo – ha occhi azzurri impenetrabili. Freddi. Senza emozioni né ammiccamenti. La sua calma immobile e il suo silenzio imperscrutabile preoccupano sua madre quasi da subito. E’ cattivo, è sadico. Allo zoo, gli animali lo guardano con il terrore negli occhi. La madre assiste al tutto, sbigottita. “Hanno paura” le sussurra il bambino, all’orecchio. Con una punta di sarcasmo.
Liev Schreiber (Scream) e Julia Stiles (Save the last dance) sostituiscono Gregory Peck e Lee Remick nei panni dei coniugi Thorn, mentre l'ambigua bambinaia Baylock, originariamente interpretata da Billie Whitelaw, vede un eccellente ritorno di Mia Farrow che sembra accorsa per accudire il suo Rosemary's baby.
In questo nuovo Omen, in cui ritroviamo anche Giovanni Lombardo Radice noto per gli horror di Fulci, Margheriti e Soavi, qui impegnato a ricoprire il ruolo di Padre Spiletto, è la rielaborazione dell'originale discorso riguardante la nascita dell’anticristo legata al mondo della politica, cui vengono associati segnali premonitori identificabili in tragedie appartenenti allo scenario internazionale di cui tutti siamo a conoscenza: l'11 Settembre, le catastrofi atmosferiche e la morte del Papa. Si offre, la pellicola, come un’allegoria di questi cattivi tempi moderni.
Oppure, come un presagio. Fattostà, che qualsiasi sia l’intento dell’autore, siamo davanti ad un horror con tutti i crismi: un prete impalato davanti alla sua chiesa, una madre uccisa con una bolla d’aria iniettata in una flebo, una cameriera che si impicca al compleanno di Damien. La sopravvivenza del male, a noi tutti. E, al di là della valenza religiosa, la natura dell’universo è entropica, di conseguenza si avvia verso il caos. Possiamo porre rimedio ad una verità di tale portata?
Amare l'arte è benessere
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