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FREE ZONE
TITOLO ORIGINALE: Free Zone
REGIA: Amos Gitai
CON: Natalie Portman, Hana Laszlo, Hiam Abbass, Carmen Maura
USA 2005
DURATA: 97 min.
VOTO: 8

Livia Bidoli

Due donne dentro un auto discutono di un viaggio in Giordania. La prima, Rebecca alias Natalie Portman, sta scappando da un fidanzato violento. La seconda, Hanna, deve portare a termine un affare per conto del marito colpito dalle bombe a Tel Aviv. Sullo sfondo la tragedia del conflitto arabo-israeliano.

Un lunghissimo pianosequenza apre il film con Rebecca appoggiata al finestrino della macchina di Hanna Moshe diretta in Giordania, nella Free Zone. La Free Zone è una zona franca dove lo scambio e la vendita delle merci è libero da dazi e dogana, ed anche i nemici riescono a costruire un dialogo, seppure di natura commerciale. Nell’auto Rebecca sta implorandola Hanna di condurla in Giordania dove spera di rifarsi una nuova vita lontana dalla violenza subita a Tel Aviv.

Il tono grigio della pellicola, spenta nelle sue sfumature cromatiche, racconta di un viaggio tra due stati in guerra: Israele e la Palestina. La Free Zone del titolo è l’unico spazio dove ebrei e palestinesi si incontrano e riattivano un dialogo di stampo umano cbe altrove sarebbe impossibile. Il dialogo centrale del film è proprio tra Hanna, ebrea, e Leila, palestinese e moglie dell’Americano che deve dei soldi ad Hanna. Il marito di Hanna ha infatti venduto all’Americano delle auto blindate.

Il personaggio di Rebecca invece è quello di un’americana in fuga, dal fidanzato violento, ma anche dalla guerra infinita tra due stati. In questo senso la fuga di Rebecca, nelle stesse parole del regista Gitai, è pienamente metaforica: “Hanna e Leila litigano esattamente come succede nei negoziati politici ma, per fortuna, riescono a non estremizzare in lotta il loro litigio. Lo perpetuano però da parecchi anni, come Israele e Palestina, e questo potrebbe condurre, ad un certo punto, alla ritirata degli intermediari dalle trattative, vanificando tutti gli sforzi e paralizzando la storia in uno scontro continuo.”

Gitai è partito da una storia vera per il film, come è suo solito: quella di Ofar. Ha trasformato però il personaggio maschile del commerciante di auto in Hanna e ha scelto altre due donne per interpretare ruoli di nuovo maschili. Gitai dice: “Io ho molta fiducia nelle donne e sono sicuro che avranno molta parte nello stabilire una possibile coesistenza fra ebrei e palestinesi, l’unico modo per sopravvivere in una terra martoriata dalla violenza.”

Questo è un film soprattutto sull’accettazione dell’altro come diverso da sé che, nonostante le difficoltà iniziali, si può cercare di vedere da un altro punto di vista, proprio come un abitante di un territorio in cui si può convivere. Il luogo della Free Zone permette questo inizio di pace che spesso i media sottovalutano e non raccontano.



(11/05/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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