Cristian Ceresoli (liriche e composizione del dramma)
Antonio Pizzicato (voce e orchestrazione dei canti)
“Rime e accordi si susseguono incessanti, l’ironia si fonde tagliente con la poesia, e la voce si fa strumento per salmodiare, pregare, accompagnare e incalzare e definisce i contorni dell’intramontabile ‘tragedia umana’: le paure, i mali, le guerre, le contrapposizioni insanabili fra padri e i figli, le illusioni infrante, gli abbandoni. Con un’unica arma di difesa e incitamento: il canto” (A.Calbi – D.Zacconi).
Voce Sola è un’opera che si avventura su di piste non battute: non è teatro, non è musica, eppure è entrambi. Si tratta di una forma di invenzione (o rottura) la cui innovazione sta proprio nel ritorno alla ‘vocazione della poesia’, al lirismo delle parole che sono, e si fanno, suono e insieme senso.
E questo significa che i versi non sono solo o soltanto affidati alla lettura privata e in silenzio, ma già in partenza congegnati per avere un’esecuzione cantata, individuale e corale.
Le parole sono cioè scritte ‘come se fossero musica’: il primo istintivo flusso di scrittura – grezza e strabordante – va a contenersi nell’implacabile metrica, che con la sua matematica richiesta di precisione impone il rispetto dei ritmi, dei tempi e delle misure, di costruire cioè a tutti gli effetti uno ‘spartito di parole’, parole pronte per essere suonate come se fossero delle note musicali: Strade carcasse cemento e cantieri / Corpi coinvolti ‘nferriate e rumori / Cani mercati e tribune nel mondo / Cresce il contagio di un male profondo…
Il concerto, della durata di 71 minuti e 7013 parole, si compone di quattro parti, due intermezzi, e un finale incomprensibile. E pur ammettendo che chi propone non ha ancora del tutto chiaro di cosa si tratti… si sceglie di nominarlo nei termini di un’opera lirica: un poema in versi dove la metrica prende forma di settenari, alessandrini, novenari, ottave e terzine dantesche a endecasillabi incatenati – ma pure elementari filastrocche, o lazzi, ballate, e periodi di prosa con sempre un ritmo marcato e suono evidente. Nella ‘libertà forzata’ della metrica, con gli accenti che si spostano, e le consonanti che si troncano, nella pioggia delle lingue e delle rime e dei dialetti (si cantano il greco antico, il latino, il tedesco, il napoletano, il maccheronico, l’inglese, e il bergamasco) il suono si sposa col senso che – finalmente – si ‘squaderna’.
Il significato, il suono, e il ritmo non sono dunque scindibili e identificabili – ma piuttosto elementi componenti la stessa materia fluttuante: un attimo la catturi, e poi l’ hai persa. Queste 7013 parole non si esauriscono cioè nel frutto e nella comprensione, ma rimangono, per così dire, a galleggiare nel mezzo, tra il conosciuto e il conoscibile, il noto e l’ignoto – e trovano il loro compimento inequivocabile nel suono della voce dal vivo. Voce che nello slancio dell’interpretazione, e lungo i 71 minuti del canto, discopre i molteplici significati che questa scrittura di fatto possiede. La voce (ri)porta la scrittura al suo valore originario – che non ci pare sia quello di fissar dei concetti, ma piuttosto di evocare, di esplodere la realtà violenta e la leggerezza del mistero. Il tutto avviene con uno stile a ondate dove le frasi si susseguono e allargano e riprendono il tema precedente – attraverso una precisa partitura che se ripetuta (cantata e ricantata) diventa rito.
Dove e quando:
Crt Teatro dell’Arte, Viale Alemagna 6
(MM 1-2 Cadorna, bus 61)
Crt Salone, Via U Dini 7
(MM 2 Abbiategrasso)
gio 27, ven 28, dom 30 aprile
mar 2, mer 3, ven 5, sab 6 maggio
lun 8, mar 9, gio 11, sab 13, dom 14 maggio
CRT Salone
ore 21 (dom ore 16) – posti limitati
Info e prenotazioni
Per informazioni 02 881298
Per prenotazioni 0289011644
www.teatrocrt.it
(20/04/2006)
Amare l'arte è benessere
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