Il paradosso è che il cassaintegrato dello zuccherificio di Casei Gerola non dovrà sperare che Prodi sostenga la necessità di rilanciare la concertazione sociale, ma che il suo completo grigio topo buchi lo schermo.
Come nella più tradizionale delle puntate di “Porta a porta”, anche se in maniera più subdola e silente, la forma si mangia la sostanza. Questa in realtà è una delle leggi classiche di qualsiasi comunicazione: i modi contano spesso parecchio più dei contenuti, la relazione si sovrappone al significato. Vale con i nostri colleghi, con i conoscenti e gli amici. Ma ancora di più vale in televisione e nell’arena politica, di fronte a persone inghiottite dal divano che non riescono a interessarsi realmente a ciò che viene detto.
Proprio questo rischia di essere il punto fondamentale. La televisione dà in pasto al pubblico ciò che questo chiede. Per il semplice principio, ormai invalso in tutte le televisioni d’occidente, che la televisione non educa ma vende. Al prezzo più basso. Per questo “Leader a confronto” non è taumaturgico.
Perché il paziente non vuole – e comunque non può qui e ora – essere curato. La politica viene vissuta, non senza ragioni, come distante e deludente. L’impegno individuale è ai minimi. Ma quando manca il coinvolgimento, quando non c’è una motivazione individuale, gli aspetti formali restano i più semplici da valutare (emotivamente) e si fanno decisivi. Allora cronometri e inquadrature cesellate diventano un apparato all’inizio esotico e, magari, dopo un po’ anche noioso.
Nessun miracolo, insomma, dal format che doveva ricondurre alla ragione la campagna elettorale. Non tanto per i leader e nemmeno per il pubblico. Certo, sentire i politici parlare uno alla volta e con un tono di voce pacato è già uno spettacolo appagante. La rivincita di tanti insonni che dopo cinque minuti di “Porta a porta” hanno il mal di pancia.
E ha sicuramente una qualche utilità per la comprensione pubblica dei programmi e delle visioni. Ma da questo programma non deriverà nessuna rivoluzione. Intanto perché è improbabile che sposti un numero consistente di voti. Ma soprattutto perché cambia poco rispetto alla tradizionale comunicazione politica nostrana. Essere alti, grassi o capelloni continua a contare troppo.
Capire, criticare, divertirsi, non assuefarsi è benessere
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