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LA NOTTE DEGLI OSCAR: 78ESIMA EDIZIONE
Nessun dominatore, ma ben 4 film appaiati con 3 oscar ciascuno: Crash, I segreti di Brockeback Mountain, Memorie di una geisha, King Kong.

Lorenzo Corvino

Nessuno degli italiani candidati agli Oscar di quest’anno ha vinto, e di questo ce ne rammarichiamo in senso campanilistico. A maggior ragione che quest’edizione degli Oscars non entrerà sicuramente nella storia per la qualità delle pellicole che hanno vinto: con molta probabilità sono state molto più interessanti le nominations che i responsi finali.

Un’edizione che per lo meno vanta una certa tendenza alla sintesi, essendo durata meno di quatto ore. Tutte scontate le vittorie, tranne due: quella per il miglior film in assoluto (Crash – udite! Udite! – ha battuto sul photofinish il pluripremiato e arcifavorito I segreti di Brockeback Mountain) e quella per il miglior film straniero (Tsotsi, il film battente bandiera sudafricana, ha battuto tanto il favoritissimo Paradise Now, palestinese, che La rosa bianca, tedesco, nonché il per nulla favorito La bestia nel cuore).

Dalle candidature emergevano molti titoli di impegno socio-politico (Syriana, Godd Night and Good Luck, North Country, Capote, Munich, Capote, Transamerica, I segreti di Brockeback Mountain), che facevano ben sperare sul clamore che avrebbero suscitato una volta che si fossero trasformate in statuette. E invece hanno vinto tante statuette quante l’opera che si è aggiudicata quella per miglior film, ossia 3, sia Memorie di una geisha che King Kong, ovvero due dei prodotti più retrivi che quest’anno Hollywood potesse presentare alle platee mondiali. Ci rallegriamo almeno per George Clooney che porta via la statuetta come attore non protagonista (aveva ben 3 candidature personali) per Syriana.

Il vincitore che verrà consegnato alla storia sarà Crash, che si aggiudica appunto 3 statuette, oltre a quella per il miglior film, anche quella per la sceneggiatura originale, in cui ha battuto un mostro sacro come Woody Allen per Match Point, e montaggio: Crash è l’opera prima di Paul Haggis, che l’anno scorso non aveva vinto per la sceneggiatura di Million Dollar Baby, ma aveva visto lo stesso premiato il film di Clint Eastwood come migliore dell’anno.

Ad annunciare il vincitore c’era un attore che di oscar a sua volta ne ha vinti 3, ossia Jack Nicholson. E nessuno avrebbe mai detto che, dopo aver vinto pochi istanti prima l’oscar per la sceneggiatura non originale e quello per la regia, dalla voce di Jack Nicholson sarebbe uscita la parolina Crash. Sarebbe stato commovente a questo punto se Nicholson avesse premiato i produttori di I segreti di Brockeback Mountain, perché questo film è stato adattato per lo schermo dallo scrittore Larry McMurtry, già autore del libro da cui è stato tratto il film Voglia di tenerezza che valse a Nicholson il suo secondo oscar.

Ma il pronostico è stato ribaltato: non si aveva un risultato così sorprendente dai tempi di Shakespeare in Love (1999), quando tutti davano per vincente Salvate il soldato Ryan di Spielberg; tanto che a premiare il miglior film avevano chiamato quell’Harrison Ford protagonista della trilogia spielberghiana di Indiana Jones.

Ebbene sì, Hollywood quest’anno ha fatto Crash: è stato un annus horribilis per il cinema statunitense (dopotutto Memorie di una Geisha e King Kong sono stati dei flops dal punto di vista del rapporto costo-incassi). Tra case di produzione che devono svendere, e film adolescenziali tratti dai fumetti che non incassano quanto avrebbero dovuto, c’è stata la possibilità di far arrivare agli Oscars titoli indipendenti come Transamerica (costato – pensate! – solo un milione di dollari; meno per intenderci di un qualsiasi Natale sul Nilo), Good Night and Good Luck, I segreti di Brockeback Mountain e Truman Capote.

Una vera beffa per il film di Ang Lee che, dopo aver vinto praticamente tutto quello che si poteva vincere, a partire da settembre, quando aveva iniziato la sua cavalcata da Venezia vincendo il Leone d’oro, fino a ieri stesso trionfando agli Independent Spirit Awards, si è visto sfilare – a questo punto oseremmo dire inspiegabilmente – l’ultimo e più prestigioso premio che gli restava, l’oscar degli oscar, quale miglior film dell’annata, dal macchinoso e, a parere di chi scrive, troppo didascalico Crash.



(06/03/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


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