Naturalmente il peso specifico di un testo di Battiato o di Guccini è abbastanza diverso da uno poppeggiante di Madonna. Ed è proprio questo che li rende potenzialmente più affascinanti. I livelli di lettura sono di più, le atmosfere, le parole, i sentimenti evocati, sono più particolari, parlano con più pregnanza alla vita di chi quelle realtà le conosce, o le sa intuire.
“Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull' età, dopo l'estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità... Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità...”. Dalla Canzone dei dodici mesi di Guccini.
Perché settembre è il mese del ripensamento? Cos’è il gioco dell’identità? Perché “dono usato”? C’è una densità di significato e una forza evocativa rara in espressioni come queste. Difficile da ritrovare nelle classifiche di vendita.
Ancora: “Umbre de muri muri de mainè, dunde ne vegni duve l’è ch’anè, da ‘n scitu duve al’un-a a se mustra nua, e a neuette a n’a puntou u cutellu a gua e a munta l’àse gh’è restou Diu, u Diau l’è in ce e u s’è gh’è faetu u nìu”. “Ombre di facce facce di marinai, da dove venite dov’è che andate, da un posto dove la luna si mostra nuda, e la notte ci ha puntato il coltello alla gola, e a montare l’asino c’è rimasto Dio, il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido”. De Andrè ha scritto Creuza de ma in antico dialetto genovese, fuori dalla portata di quasi tutti. La musica è splendida, basta da sola. Ma se qualcuno tenta quella minima fatica per scoprire cosa dice il testo si sorprenderà, riascolterà la canzone con un gusto diverso, quasi fosse un film, tanto è vivido ciò che emerge dalla musica e dalle parole insieme.
Questi significati, o più semplicemente questa poesia, fusi con la musica portano molto più lontano chi vuole o sa coglierli rispetto a un Robbie Williams o a Eminem. La musica da esportazione vuole semplicemente colpire la più vasta utenza possibile, così di rado può permettersi di evocare significati profondi, o addirittura non immediati.
E’ come una catena che procede per approfondimenti successivi: in testa c’è lo stile dance – accattivante e del tutto legittimo, per carità – dell’ultima Madonna, o il rap di Eminem. Il testo inglese in questi casi, soprattutto per noi italiani è più che altro un ricamo sonoro, di cui spesso cogliamo qualche espressione qua e là, che decora e arricchisce un poco il senso della canzone, ma che quasi mai ci coinvolge profondamente. Poi potrebbero venire le canzoni italiane più semplici, nelle quali il senso del testo è inevitabilmente coinvolto per costruire il significato. Infine ci sono gli elaborati pezzi dei cantautori, coi loro testi.
Sta alla nostra capacità e volontà di sforzarci – che a un certo punto diviene sempre più naturale – attingere anche a queste emozioni. Le classifiche dicono che questo sforzo interessa pochi. Anche se questo pezzo esce proprio nella settimana in cui si ritrova al primo posto uno come Fabrizio De Andrè. Ma lui è un’eccezione, in tutti i sensi.
Conoscere la forza della musica è benessere
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