Una donna e un uomo si incontrano nel vuoto emotivo del Villaggio Globale, un vuoto reso angosciante dal traffico babelico di messaggi virtuali e comunicazione fasulla. Di loro sappiamo che sono soli e parlano due lingue diverse: si chiameranno Woman e Uomo, altro della loro identità non sarà detto, per l’intero spettacolo.
Come accade nelle chat, dove spesso l’assunzione di identità fittizia ci fa sentire protetti e ci consente paradossalmente una lancinante sincerità, così pure per i due protagonisti inizierà un “gioco di ruolo” comico e micidiale dove la posta in palio finale sarà l’inizio di una vera storia d’amore.
In una sorte di “cerimonia” i due indosseranno maschere diverse, con le quali si confronteranno reciprocamente, quasi fosse questa l’unica via per fidarsi e sconfiggere la paura d’amare, che attanaglia tutto il nostro mondo, così “razionale”, controllato, globalizzato.
Così Uomo e Woman indosseranno panni diversi: da quelli di Petal e Cinzio, due inibitissimi single alla ricerca dell’“altra metà”, a quelli di due coach-terapeuti di una agenzia d’incontri imbattibili per il training “preparatorio” delirante, a base di test psicologici, lezioni di lingua, portamento, danzaterapia, seduzione…
Ma per provare l’amore vero, Uomo e Woman e anche Petal e Cinzio, dovranno abbandonare ogni training o “mascheramento teatrale” per affrontare – come accade a tutte le coppie da che mondo è mondo – il più emozionante e rischioso dei “salti nel vuoto”.
A different language armonizza chiave comica e drammatica in un racconto piacevolissimo e fortemente contemporaneo.
Come lo stesso titolo suggerisce la differenza linguistica è al centro dello spettacolo anche a livello metaforico, riferendosi a quella “comunicazione amorosa” in cui spesso ci si perde senza saperne venire a capo… Un tema che lo spettacolo affronta con pudore e cautela, guardando con maggior divertimento invece al “misunderstandingsul piano letterale.
La differenza linguistica si riflette direttamente anche negli equilibri della compagnia: un’attrice giovane e di grande talento come Selina Boyack dà vita all’anglofona protagonista. “Uomo” è invece interpretato da Sergio Romano, uno dei più ammirati attori italiani della sua generazione, intenso e preparatissimo ha già recitato al Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia con Antonio Calenda (tratteggiando nell’Otello con Michele Placido uno Iago davvero memorabile) ed è stato diretto da grandi registi quali Massimo Castri, Gianfranco De Bosio, Marco Sciaccaluga, Jacques Vassalle, Giulio Bosetti, Benno Besson.
La sensibilità e la freschezza espressiva di un regista come Graham Eatough (uno dei fondatori della compagnia di Suspect Culture) opera su un testo nato dalla penna di Renato Gabrielli, fra i più accreditati autori italiani contemporanei, che ha alle spalle una preziosa esperienza in qualità di drammaturgo del Centro Teatrale Bresciano e un notevolissimo numero di testi già applauditi e rappresentati.
Amare l'arte è benessere
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