Pubblicato in Italia per la prima volta nel 1998 all'indomani dell'assegnazione del Premio Nobel al suo autore, e da poco riproposto dall'Einaudi nella collana l'Arcipelago, Il racconto dell'isola
sconosciuta di José Saramago è una breve storia incentrata sul tema della scoperta, e più precisamente di quella scoperta di sé che si può realizzare solo dando voce al bisogno di conoscere l'ignoto che è dentro ognuno di noi. Protagonisti di questo libricino di neanche trenta pagine curato da Paolo Collo e da Rita Desti - ed arricchito da delle splendide illustrazioni geografiche del Cinquecento - sono dei personaggi che, come nelle stilizzazioni narrative tipiche delle favole, non hanno un nome proprio, ma sono designati o dalle mansioni che svolgono (la donna delle pulizie) o dalle cariche che ricoprono (il re) o magari dai desideri che li spingono ad agire, come nel caso dell'uomo che richiede una barca per andare alla ricerca dell'isola sconosciuta. Questa isola sconosciuta che non si trova su nessuna carta geografica e di cui anche chi la vuole andare a cercare non sa dire nulla, perché altrimenti "non sarebbe sconosciuta", è il miraggio reale che fa muovere il racconto, che, come in molte altre opere di Saramago, finisce a un certo punto per virare naturalmente verso il tema dell'amore. Ma l'amore di cui parla lo scrittore portoghese, qui come altrove, è sempre un amore che rifugge dagli stereotipi commerciali che ben conosciamo, da quelle parole "così vaghe, così consumate, così vuote" a cui lo stesso Saramago accenna nel libro intervista con Juan Arias, non a caso intitolato da quest'ultimo L'amore possibile. Ed è infatti un amore possibile il sentimento che lega nel breve evolversi della vicenda l'uomo e la donna delle pulizie, un amore che seppure inscritto nello spazio senza tempo di una favola deve comunque fare i conti con gli inevitabili dati di fatto della realtà, che vanno dalla sfiducia di chi non crede nell'esistenza di un' isola sconosciuta alle condizioni quantomeno precarie della barca che dovrebbe andare a cercarla. Ma questo amore possibile e non idealizzato saprà trovare nella dura concretezza della vita una sua via per raggiungere l'isola sconosciuta, una via che si rivelerà solo nelle ultime righe del racconto e che ci sembra nella sua semplice genialità, chissà perché, una trovata simile a quella del Barone di Munchhausen, che per liberarsi dalle sabbie mobili in cui stava affondando cominciò a tirarsi da solo per i capelli, fino a salvarsi.
Amare l'arte è benessere
|
|