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L’INFINITO VIAGGIO NEL COLORE. A ROMA CENTO OPERE DI ANTONIO CORPORA
Fino al 22 ottobre, La Fondazione Cassa di Risparmio di Roma presenta un’antologia di circa cento opere di un maestro del colore, Antonio Corpora, presso il Museo del Corso di Roma. La mostra è a cura di Floriano De Santi, che ha realizzato i cataloghi generali del maestro per conto dell’Archivio Corpora di Roma.


Livia Bidoli

I dipinti di Antonio Corpora in esposizione nel caveau della Banca datano tra 1938 e 2002 e si avvalgono della ricca collezione di Pietro Elia, che ha gentilmente messo a disposizione molti quadri per la mostra. Seguendo un percorso all’inverso e visitando l’ultimo quadro in esposizione in senso cronologico, due anni prima della morte (2004), Viaggio a Urbino, ci accorgiamo immediatamente quanto il colore sia la sua cifra stilistica: così soffuso di tonalità intensi e vivaci, come il rosso ed il giallo, il calore si affaccia dalla tela in modo quasi dirompente.

Il cromatismo di Corpora, ed i suoi giochi di luce, sono infatti evidenti già dalla prima fase di studio dell’artista, che acquisisce con gli anni una fluidità eterea e suggestiva soprattutto negli acquerelli, la cui patina pastellata ha un tratto diafano che gioca con la trasparenza.
Floriano De Santi avvicina Corpora ad un poeta che dipinge con la luce espressa dai fasci luminosi dei colori:”ritaglia nei suoi quadri la superficie stessa della materia, inondandola di impressioni, esattamente come fa il poeta con le parole”. Questo artista suggestivo che in un primo momento ha studiato con Matisse alla Scuola d’Arte di Tunisi e nel 1930 parte per Parigi per conoscere la pittura di Cézanne e Ricasso, nonché fondatore del Gruppo degli Otto, ha scelto il colore come tramite poetico delle sue immagini.

Lo stesso Argan non riesce ad inquadrarlo chiaramente nel neocubismo dell’epoca perché:”il colore di Corpora sfugge a qualsiasi dimensione troppo definita:, la sua è una materia fluida le cui forme servono soltanto a conferire maggior senso alle sue astrazioni”.
Durante gli anni ’50 e ‘60 Corpora parteciperà a ben quattro Biennali di Venezia e nel ’55 alla Quadriennale di Roma, quello che però lo qualifica come artista internazionale è soprattutto il saggio monografico di Christian Zervos, desueto verso queste forme di riconoscimento artistico. Ed è proprio in questi anni che Corpora si rivolgerà ancor più arditamente verso una rappresentazione del colore allontanandosi dall’arte figurativa e mimetica, culminando nel ’66 e ’67 con le due opere L’ultima pianta e Spazio verde.

L’approccio al colore di Corpora è il tratto dominante della sua poetica dell’arte, che determina anche una scelta “ascensionale”, quella “vertigine dell’infinito” che titola la mostra rappresenta infatti il desiderio dell’artista di veicolare l’universo attraverso i colori dei quattro elementi: acqua, fuoco, aria, terra. Sia sfumati che sovrapposti, i tratti delle pennellate di Corpora, a volte lievi a volte forti e intensi, propongono stati emozionali e anelito verso l’infinito: i colori digradanti dei quadri evocano immagini interiori che poeti come Quasimodo, Char, Montale e Gatto hanno saputo interpretare più compiutamente degli stessi storici dell’arte, quasi descrivessero la stessa materia della poesia, infinita.

NOTIZIE UTILI
ANTONIO CORPORA
LA VERTIGINE DELL’INFINITO
19 settembre – 22 ottobre 2005
Roma, Museo del Corso
Via del Corso, 320
Orario: Tutti i giorni 10 – 20 (domenica chiuso)
Informazioni: Tel. 06 6786209
Biglietti: Ingresso gratuito
Catalogo:Edigrafital



(19/09/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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