Il Festival
Innanzitutto va sottolineata la felice peculiarità di questa edizione della Mostra: ossia non si è parlato che dei film presentati al Lido, evitando polemiche o scandali; nessun disguido è stato annoverato tra i fatti della kermesse (forse anche per il numero esiguo rispetto alle precedenti edizioni di titoli proiettati). Il merito va tanto agli organizzatori quanto alla qualità dei film che hanno davvero catalizzato l’attenzione dei critici e dei giornalisti. Tutto è andato nella direzione dei veri protagonisti del festival: gli attori e i film, i registi e i produttori, i contenuti e la fattura delle pellicole.
Unica scintilla, di qualche giorno fa, più competitiva che altro, è stata quella legata alla presentazione del futuro festival del cinema di Roma che aprirà i battenti ad ottobre 2006. Si teme infatti un fuggi fuggi da Venezia dei grandi nomi per partecipare al festival di Roma che sebbene non sia contemporaneo alla Mostra è pur vero che è collocato da lì a poche settimane dopo. Ma si sa la concorrenza fa sempre bene alla qualità. Il fatto è che Venezia ogni anno deve fare i conti già con la concorrenza del festival di Toronto in Canada e di Deauville in Francia.
Durante la passerella che ha preceduto l’ingresso in Sala Grande per la cerimonia di premiazione e di chiusura, c’è stato tempo anche per una parentesi di sana polemica, suscitata da Giorgio Albertazzi che di fronte alle telecamere di Rai Sat Cinema World (che ha trasmesso la diretta per un totale di due ore) ha avuto modo di esprimere il suo proclama a favore dello spettacolo italiano. Ha paragonato la cultura dello spettacolo in Italia ad uno zoppo: Albertazzi si è espresso senza mezze parole contro la mancanza di una politica culturale da parte dei potenti, per smuovere quanti preferiscono trascorrere le serate davanti alla televisione piuttosto che andare al cinema, al teatro o al circo.
Complessivamente tanto la serata d’apertura che quella di chiusura (entrambe avevano per madrina l’attrice spagnola Ines Sastre) sono state discretamente condotte: tono rigoroso e stringato, nessun conduttore eclettico o sprovveduto, come in passate edizioni si è avuto, ma semplici moderatori, una traduttrice fissa sul palco, per la simultanea versione in quella che giustamente è la lingua ufficiale della Mostra, ossia l’italiano, e i premiati con i loro eleganti ma sobri abiti e le frasi spiritose di rito.
Le premiazioni
Il leone d’oro è andato ad Ang Lee per il western anomalo Brokeback Mountain, un film battente bandiera statunitense, presentato in prima mondiale, ambientato, sì, nel 1963 ma in luoghi tipici dell’epopea dei cowboy. Il regista di Taiwan ha dimostrato di saper bene alternare produzioni più autoriali (Tempesta di ghiaccio) a film più commerciali (Hulk). Il film uscirà negli Stati Uniti il 9 dicembre, periodo in cui escono generalmente la maggior parte dei titoli aspiranti all’Oscar. In Europa è previsto per l’inizio del 2006.
Complessivamente è stata un’edizione che ha visto partecipare molti attori dietro la macchina da presa, ma soprattutto molti film con ruoli femminili forti e coraggiosi per altrettante attrici già consacrate e all’altezza: Margherita Buy (protagonista del film I Giorni dell’abbandono di Roberto Faenza), Giovanna Mezzogiorno (vincitrice della Colpa Volpi come migliore attrice per La Bestia nel cuore di Cristina Comencini), Susan Sarandon (protagonista di Romance & Cigarettes di John Turturro), Isabelle Huppert (vincitrice del Leone Speciale per il complesso dell’opera, che in concorso partecipava col film Gabrielle di Patrice Chéreau), Charlotte Rampling (attrice protagonista di Vers le sud, il cui attore maschile, l’emergente Menothy Cesar, ha vinto il Premio Mastroianni a un giovane attore) e Juliette Binoche (protagonista del film Mary di Abel Ferrara che ha vinto il Premio Speciale della Giuria).
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