La conoscenza così approfondita dello spirito milanese (quello vero e non quello dell’ago e del filo di Piazzale Cadorna) permette a Doninelli di toccare nel profondo questa città disegnandone un ritratto tutt’altro che banale e ricchissimo delle infinite sfumature di Milano.
Si riconoscono i personaggi che hanno costruito e forgiato questa città da Manzoni a Gadda, da Natta al Cardinal Martini fino ad arrivare a quel Berlusconi che viene presentato in un ritratto sociologico critico, capace di coglierne il senso storico, senza gli ideologismi politicizzati di parte.
Una galleria completa di personaggi milanesi che hanno saputo costruire e forgiare l’anima di questa città. Forse manca qualcosa (l’eredità del XXV Aprile) o qualcuno (come quel don Giussani su cui pure non è ancora sorto un giudizio critico maturo), forse alcuni luoghi sono sottovalutati (lo Stadio di San Siro), ma Milano c’è, tutta.
Il libro dà fastidio, disturba le coscienze di chi (milanese) lo leggerà.
Scritti provocatori che sanno dove toccare la coscienza cittadina e lo fanno con una chiarezza e profondità degna dei grandi scrittori. Scritto per provocare il perbenismo della borghesia cittadina, “il crollo delle aspettative” non è solo un libro di denuncia.
Il ritratto di Milano è una problematizzazione di questa città come poche altre. Doninelli ha la capacità (rara) di non essere banale, di non cedere all’effimera attualità, ma di contestualizzarla nella storia di medio-lungo periodo di questa città. Il libro si chiude con un manifesto propositivo per la rinascita della città scegliendo una personalità ed un luogo come nuovi simboli centrali di Milano.
Se Sant’Ambrogio rappresenta la matrice originaria di Milano, Leonardo da Vinci è sicuramente il punto di riferimento per la città che deve venire. Genio indiscusso, il maestro del Cenacolo è una personalità indiscutibilmente milanese (è qui che ha soggiornato di più per tutta la sua vita) e nella sua anima ingegneristica si ricollega al luogo simbolo della città. Non il Duomo, bensì il Politecnico, simbolo dell’industriosa anima cittadina.
Questa scelta è tutt’altro che banale, forse un po’ scomoda, ma sicuramente dimostra la consapevolezza profonda di cos’è Milano. Riferimento per personaggi come Gadda e Natta, Forlanini e la generazione d’Architetti e Designer degli anni ’60, il Politecnico si erge come cattedrale della laboriosità meneghina proprio di fronte alla piazza dedicata a Leonardo (da Milano).
A chi piacerà questo libro:
Sicuramente a chi ha a cuore Milano, a chi la conosce nel suo spirito più profondo o a chi, forestiero, voglia cercare di capirne i sussulti dell’anima.
A chi non piacerà questo libro:
Chi non conosce, o meglio chi non vuole conoscere Milano troverà questo libro un inutile vagheggiare. In particolare questo libro dispiacerà a chi ha di Milano un’immagine banale, superficiale: è un testo scomodo per chi sguazza acriticamente tra un salotto ed un happy hour.
Altri testi
M. Augé: “Un etnologo in metrò”. Ed. Elèuthera, Milano 2001.
Un libro di riferimento in materia, rappresenta una ricerca etnografica sulle metropolitane parigine, sulla loro vita con un’interessante parte sull’identità collettiva della città.
R. Florida: “L’ascesa della nuova classe creativa”. Ed. Mondadori, Milano, 2003.
Un altro testo molto importante che analizza le più recenti evoluzioni socio-economiche legate all’economia della creatività.
F. Oliva: "L'urbanistica di Milano". Ed. Hoepli, Milano 2002.
Un testo più di natura accademica che rappresenta la più recente e completa storia della città letta attraverso la sua evoluzione urbanistica.
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