Tutti sanno cos’è una “città”, eppure è uno dei concetti più difficili da definire.
Apparentemente ovvia, l’idea di città è quantomai sfuggente ed inafferrabile all’interno di una definizione che sappia rinchiudere in maniera esauriente una casistica di fenomeni così variegati.
Chi studia le città sa che ognuna rappresenta un caso unico ed irripetibile. Ogni città è sia una città, idea quantomai sfuggente, sia un “caso” assolutamente specifico ed irripetibile: quante città hanno saputo costruire un Impero che si estendeva per tutto il Mediterraneo e su fino al Reno e al Vallo d’Adriano prima che esistessero tecnologie quali il telefono o la stampa?
Quante città sono state tagliate da un muro che ne ha segnato l’anima cittadina divenendo il simbolo della cortina est-ovest del XX secolo? Quante città possono vantare di aver dato i natali a poeti come Leopardi?
Ogni città ricopre una specificità che va a costruire un piccolo tassello della storia con un contributo per forza unico. Ma non solo.
Doninelli va alla ricerca, tutta esplorativa, di Milano, della sua specificità che la rende una città unica all’interno del panorama lombardo, italiano ed, in ultima analisi, anche europeo. Il profilo della città parte dalla figura di chi può essere considerato è il vero fondatore di Milano. Quell’Ambrogio, vescovo e santo, che ha forgiato la radice più profonda della "milanesità". Partire da Sant’Ambrogio per descrivere Milano è, oggi, una scelta tutt’altro che banale, ma dimostra una conoscenza profonda dello spirito meneghino.
Il libro si distende per quasi duecento pagine in una descrizione ricca, completa e mai noiosa di tutti gli aspetti più specifici di Milano. Partendo dalle ragioni che hanno spinto l’autore a scrivere questo libro, Doninelli propone un percorso a ritroso nella storia partendo dalle sedimentazioni che si trovano camminando per la città ed interrogandole con lo spirito (imprenditoriale) del milanese.
Il cammino per Milano non può non passare per i suoi luoghi simbolo (le cattedrali) come il Duomo (con la Madonnina, vera icona cittadina e punto di riferimento indiscusso di tutta la città) e la Scala.
Ma Doninelli non vuole fare un saggio storico della città, piuttosto si sofferma ad analizzare l’evoluzione della città nel suo passaggio dall’età industriale (la Bicocca della Pirelli o i gasometri della Bovisa) alla Milano anni ’80 fino ai giorni nostri, senza rinunciare ad un confronto col passato, con la Milano di Vincenzo Monti e di Parini fino, naturalmente, con quella del Manzoni.
Il viaggio in cui l’autore ci porta è guidato da un profondissimo disagio per la condizione attuale. Uno sguardo critico che spesso sfocia in un lamento di rabbia e dolore per com’è ridotta Milano, un urlo che a tratti non può non dare fastidio. Tutto il libro è una provocazione ai milanesi che, leggendolo, non possono non sentirsi a disagio o, addirittura, offesi.
Ma quella sensazione è ricercata: è la provocazione che vuole spingere all’insurrezione cittadina, è il coraggio dell’artista di saper toccare l’anima del lettore.
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