Waterwall è una cascata d'acqua scrosciante, attraversata da ballerini atleti che si librano sospesi, danzano sfidandone l'immensa potenza, illuminati da giochi di luce che modellano la consistenza del muro d'acqua rendendolo ora trasparente, ora impenetrabile.
Utilizzano altalene, corde elastiche e, nella seconda parte dello spettacolo, attrezzi che appartengono almeno simbolicamente all'acqua: remi, tavole da surf, pinne di pescecane che aggiungono allo spettacolo un ulteriore aspetto ludico.
La coreografia ideata da Ivan Manzoni si svolge attraverso un flusso d’acqua continuo, una cascata di 16.000 litri d’acqua, 4 metri d’altezza e 10 di larghezza. Uno spettacolo dal forte impatto visivo, il cui intento dichiarato è emozionare.
I danzatori eseguono le loro azioni coreografiche attraverso il flusso d'acqua, nello spazio antistante la struttura e al di sopra di essa, in un alternarsi di apparizioni e sparizioni che creano un'atmosfera surreale e ipnotica.
Uno spettacolo che genera metafore e permette di fantasticare durante la visione, proprio per la sua mancanza di sceneggiatura; è danza che sfida una legge fisica e utilizza la sorpresa per affascinare e tenere alta l'attenzione dello spettatore che rischierebbe di perdersi lungo il percorso.
Aiutati (o disturbati?) dalla musica elettronica che invade il teatro e crea un'atmosfera decisamente epica i danzatori non seguono una vera e propria sceneggiatura, dunque dopo la sorpresa iniziale lo spettatore si perde in questo paesaggio acquatico, nelle forme che i protagonisti evocano, senza seguire una storia che lo tenga incollato alla poltrona.
Solo alla fine, quando i ballerini escono in accappatoio, si capisce che lo spettacolo è finito e che si deve, giustamente, applaudire.
Amare l'arte è benessere
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