Qualcuno una volta scrisse che la filosofia non è altro che la discussione imperfetta (se non il solitario monologo) di alcune centinaia, o migliaia, di uomini perplessi, distanti nel tempo e nel linguaggio: Berkeley, Spinoza, Guglielmo di Occam, Schopenhauer, Parmenide…Una delle sintesi più chiare e originali di questa discussione imperfetta che appassiona da più di venti secoli alcune delle menti più perplesse e indagatrici delle culture nate dall’antica Grecia è senza dubbio la celebre Storia della filosofia occidentale, scritta da Bertrand Russell negli anni quaranta del secolo scorso e disponibile in italiano nelle edizioni Tea con la traduzione di Luca Pavolini.
A differenza delle solite storie della filosofia che vengono fatte leggere e studiare nei licei, questa di Russell è sicuramente meno completa. Vuoi perché essendo stata scritta negli anni quaranta del Novecento non può ovviamente andare più in là della filosofia dell’analisi logica di cui lo stesso Russell era uno degli esponenti di spicco, vuoi perché Russell ignora nomi e sistemi filosofici che nessuna storia della filosofia oggi ignora, come il nostro Vico o Kierkegard, e dedica a un pensatore come Pascal si e no quattro righe, mentre un capitolo intero è invece sorprendentemente incentrato su un poeta come Lord Byron. Eppure, nonostante tutto questo la sua Storia della filosofia occidentale ( e dei suoi rapporti con le vicende politiche e sociali dall’antichità a oggi, come recita il titolo completo dell’opera) è forse il libro generale sulla storia della nostra tradizione filosoficache più può appassionare chi voglia cominciare a scoprirla.
Questo perché Russell non si limita a esporre asetticamente il pensiero dei filosofi di cui parla, ma in ogni situazione dice la sua: sottolinea i problemi logici di un sistema ogni volta che crede di rintracciare delle contraddizioni al suo interno; coglie i nessi che legano lo sviluppo di una data teoria con i luoghi e i tempi in cui è nata, arrivando così attraverso la sua storicizzazione a un inevitabile ridimensionamento critico; propone dei paragoni e dei termini di uguaglianza a dir poco sorprendenti tra culture che sono in guerra tra loro, come nel caso del cristianesimo di Sant’Agostino e del comunismo di Marx; e, infine, partendo dal resoconto della storia di una corrente di pensiero, riesce con la sua consueta chiarezza espositiva a trovare degli insegnamenti politici che possono essere validi ancora oggi. AD esempio, come quando, esponendo la filosofia liberale di Locke, scrive una massima quanto mai attuale in tempi come questi in cui si parla di esportare la democrazia: “Nei paesi progrediti la pratica ispira la teoria; negli altri, la teoria ispira la pratica. Questa è una delle ragioni per cui le idee trapiantate hanno raramente il successo che ebbero nella terra natia.”
Insomma, questa Storia della filosofia occidentale di Russell pur con tutte le sue parzialità e le sue dimenticanze è però senza dubbio densa di fascino e di sorprese, mai banale o scontata, come del resto fu la vita lunga e straordinaria di che la scrisse.
Amare l'arte è benessere
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