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Sonno 

 
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Propongo quindi una classificazione in quattro livelli, progressivamente crescenti

Laddove la notte resta buia significa che ci si trova in un villaggio. La tranquillità della campagna, il silenzio dei campi e qualche sparuto lampione garantito dalla Provincia e che illumina il sagrato della chiesetta rappresentano l’immagine idealtipica di riferimento. Non è un’immagine idilliaca, ma la realtà dei villaggi fuori mano, quelli in cui si sente se uno si alza di notte per andare al bagno.

Salendo di rango si arriva al paese. La grande differenza è che qui la luce è garantita tutta la notte (dal Comune) e la sera è possibile pensare di trovare qualcuno in piazza che si gode un bicchiere di vino. Il paese piace ai turisti isolati, quelli che la sera si godono le trattorie della Via Emilia. In paese, la notte e la sera sono due tempi ben distinti. Si può stare in giro, ma fino ad una certa ora che, chissà come mai, viene rispettata da tutti più del coprifuoco di quando c’era la guerra.

Il terzo livello è rappresentato dalla città, dove oltre alla luce, si sa che tutta la notte si può incontrare qualcuno in giro. Magari sono compagnie che è meglio evitare e allora rimpiangi il fatto di non essere andato a dormire prima, ma la città non dorme mai, al massimo sonnecchia con qualche brontolio. Succede addirittura che qualche notte accada qualcosa, ma per tutti è normale perché siamo in città.

Il rango più alto è rappresentato indiscutibilmente dalla metropoli. Qui non si dorme mai, semplicemente l’oscurità è lo scandire di un ritmo di vita “altro” rispetto a quello del giorno. Se gli uffici sono chiusi, ora aprono altre attività, un altro mondo fatto di luci al neon. La metropoli non conosce la parola “sonno”. La società metropolitana non si addormenta mai.

In questi quattro spazi (e nelle loro vie di mezzo) si innestano le nostre vite, fatte di veglia e di sonno. Può sembrare assurdo usare il sonno per classificare e comprendere gli spazi che viviamo, dico assurdo perché in fondo il sonno è il tempo della non-azione sociale. È per definizione un tempo in cui l’uomo si ritrova solo con se stesso.
Il sonno è un momento di intrinseca solitudine e quindi a-sociale. Ma non è un momento egoistico in quanto necessario per tutti e rappresenta quindi una necessità collettiva. La notte, come tempo riservato generalmente al sonno, è un tempo che nella storia dell’Uomo e della Donna ha subito una mutazione più che copernicana. L’invenzione dell’illuminazione elettrica ha ribaltato tutta la nostra storia. Aveva ragione chi diceva che la lampadina elettrica è la più grande rivoluzione nella storia dell’umanità.
Il sonno ora è un tempo difficile da considerare, soprattutto perché gli strumenti per misurarlo come fenomeno sociale sono quanto mai difficili da individuare. Eppure, il sonno appare uno ideale strumento per comprendere le pieghe del mondo che ci circonda.


(09/05/2005) - SCRIVI ALL'AUTORE


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