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Battute di dubbio gusto a parte, queste due ricerche, pur essendo distanti anni luce l’una dall’altra, danno un quadro abbastanza preciso di come sia visto l’amore nella società odierna. Da un lato come un ostacolo alla propria libertà, ai propri impegni e alla propria realizzazione lavorativa, dall’altro come un puro fattore biologico da studiare in laboratorio con campioni più o meno attendibili.

Le donne sarebbero quindi ciniche e disilluse e gli uomini tonti e assatanati.
In effetti, è certamente vero che molte coppie finiscono per rinchiudersi in rapporti asfissianti e opprimenti e che molti uomini sono letteralmente rincitrulliti quando vedono un paio di gambe “sculettargli” davanti. Purtroppo, però, invece di affrontare la malattia, ancora una volta rischiamo di sopprimere il paziente. Il modello socialmente diffuso di amore è in crisi? Il lavoro e la carriera, stanno diventando le uniche possibilità di raggiungere la propria realizzazione? Bene, eliminiamo l’amore dalle nostre vite e tanti saluti. In questo modo cerchiamo di evitare la sofferenza, ma spesso finiamo col fuggire la felicità.

E se poi non fosse così? E se milioni di persone oggi soffrissero proprio per la mancanza d’amore? E se uomini e donne sognassero il colpo di fulmine, la fuga romantica, le cenette e i cinema, ma temessero il biasimo sociale dichiarandolo? La sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann indica questo meccanismo come “spirale del silenzio*” : le opinioni favorevoli alla maggioranza verrebbero sovrarappresentate nelle aspettative generali, mentre quelle contrarie verrebbero più facilmente sottostimate e taciute dagli individui. In questo modo, l’opinione ritenuta minoritaria risulterebbe sempre più minoritaria, in una specie di serpente che si morde la coda…

In ogni caso, il problema è serio. Una società che ha paura dell’amore è malata tanto quanto una che ha paura di ammettere di desiderare l’amore. Bisognerebbe indagare a fondo sulle motivazioni che spingono le persone a fuggire la “forza che move tutte le cose”. Viviamo nel secolo delle paure: la paura degli attentati, la paura degli stranieri, la paura del diverso, la paura delle malattie, la paura delle catastrofi naturali… Forse, però, ciò che dovrebbe spaventarci più di ogni altra cosa, e che dovrebbe farci riflettere sul futuro della nostra specie, è perché mai, oggi, si abbia paura dell’amore.



*Noelle-Neumann, Elizabeth La spirale del silenzio: per una teoria dell'opinione pubblica, Roma, Meltemi, 2002.


(14/06/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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