La vita dipende da “segnali” scambiati fra le molecole; lo possiamo osservare anche sul piano psicologico quando per esempio ci arrabbiamo: è come se l’adrenalina “dicesse” al suo “recettore”, ed a lui soltanto, di far battere più velocemente il cuore, di contrarre i vasi sanguigni superficiali, ecc.
In realtà, non è la scomparsa “fisica” della sostanza oltre il numero d’Avogadro che deve preoccupare i detrattori dell’omeopatia. E’ un falso problema generato da un approccio prettamente cartesiano e quindi riduttivo. Le diluizioni infinitesimali sono semplicemente il metodo sperimentale che ci permette di trascendere la materia fisica per entrare nel regno invisibile delle sottigliezze e, forse, anche in quello dell’Anima Mundi.
Per Ippocrate, per Ildegarda o per Arnaldo di Villanova, la forma è un’emanazione dell’Anima. Ma rischiamo di addentrarci in un campo rinnegato, se non osteggiato, dalla scienza odierna.
Ciò che Ildegarda, Paracelso o Hahnemann hanno intuito e sperimentato è il discorso misterioso e scomodo dell’energia in tutti i suoi aspetti e forme. Ogni cosa nell’universo è energia informata o codificata nella pluralità delle forme. L’acqua è l’elemento prevalente sia sul pianeta che nell’essere umano; inoltre si è dimostrata essere il veicolo eletto per lo scambio di informazioni. Si può quindi considerare l’idea di “informare” questa acqua interstiziale o mesenchima affinché diventi il mediatore informatico di salute e benessere. Esasperando il concetto, ciò potrebbe applicarsi anche all’interazione del pensiero umano sulle molecole di acqua. Ma questo è un altro argomento da sviscerare all’infinito e rimane un campo aperto che lascia intravedere scoperte entusiasmanti.
Ciò che è stato intuito o è stato frutto di empirismo nel passato si riaffaccia di continuo e si lascia riscoprire attraverso mezzi elaborati e strumenti di misura sofisticati. In realtà queste cose sono sempre state parte integrante dei vari sistemi di conoscenza, da oriente a occidente. Ma in ogni epoca l’essere umano ha l’esigenza di sperimentare la ricerca attraverso un’altra angolazione per ritornare infine sempre al centro, al punto di partenza, come lo espresse il filosofo trascendentale americano Thomas S. Eliot:
Non cesseremo di esplorare e alla fine della nostra esplorazione Arriveremo dove abbiamo cominciato
E per la prima volta conosceremo il luogo
Bibliografia
Il libro delle gemme, i lapidari di Ildegarda di Bingen e Marbodo di Rennes, Il Leone Verde
Le meraviglie della natura, Introduzione all'alchimia di E. Zola, Bompiani, Milano 1975
Alchimia verde-Spagirica vegetale di Junius, M. Manfred, Mediterranee, Roma 1979
Le geometrie dell'acqua di F. Borghini, in La medicina naturale 5/1998
The Memory of Water di Michel Schiff, Ed. Thorsons, 1995
Un cas de censure dans la science (La Mémoire de l’Eau) , id. Ed. Albin Michel, 1994
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