L’energia racchiusa nel minerale o nella pianta può essere utilizzata tramite un medium liquido (vino, acqua di fonte, aceto, latte, birra e urina) che ne assorbe e ne veicola le potenzialità e le trasmette al malato che lo beve o lo utilizza in applicazioni locali. Per le pietre, generalmente consiglia di esporla al sole per alcune ore prima di immergerla nel medium per altre ore. L’elisir così ottenuto sarà bevuto frequentemente nel corso della giornata o mischiato al cibo. L’aspetto rimarchevole di questi preparati è che talvolta non c’è una mescolanza vera e propria di sostanza con il medium ovverosia una fusione, ma solo un contatto o, per dirla in termini di fisica, una trasmissione di frequenze o di segnale. Questo fenomeno è proprio uno dei misteri più affascinanti dell’omeopatia e presenta una sfida alla medicina di tipo meccanicistico poiché si entra nel mondo della fisica dei quanti parlando di memoria dell’acqua, di informazione, di energia.
Il fenomeno in oggetto (memoria dell’acqua) ebbe una prima spiegazione scientifica nel 1984 quando il medico francese Jacques Benveniste, mentre lavorava sul sistema ipersensibile (allergico), scoprì per caso che l’acqua, in cui era stata all’inizio diluita una determinata sostanza, e a sua volta altamente diluita, dava luogo ad una reazione come se fossero ancora presenti le molecole della sostanza originale; quindi che l’acqua manteneva una traccia delle molecole presenti all’inizio delle diluizioni. Approfondendo la scoperta giunse alla conclusione che la soluzione contenente la sostanza specifica sembra poter essere diluita all'infinito se, però, viene opportunamente scossa per dieci secondi a ogni diluizione. Così facendo, la diluizione mantiene le sue proprietà. Basti pensare che il dottor Benveniste, nel suo esperimento, arrivò ad una diluizione pari a 10 elevato alla 120ma potenza e nulla era cambiato!
La reazione della comunità scientifica di allora fu immediata e incredula, corsero subito voci di imbroglio e una commissione di “esperti” finì per affermare che si trattava di artefatto non fraudolento. L'esperimento, al contrario di quanto affermato dai detrattori, fu ripetuto da cinque laboratori indipendenti e, in tutti quanti i casi, diede gli stessi risultati dell'esperimento originale di Benveniste che, nel frattempo, fu scomunicato per le sue ricerche sulla memoria dell’acqua.
L’acqua è il veicolo per l’informatizzazione dei sistemi biologici viventi: per ogni molecola di proteine vi sono 10.000 molecole di acqua. Sappiamo da decenni che le molecole vibrano. Ogni atomo, ogni molecola e ogni legame intermolecolare – il liquido che collega gli atomi (o mesenchima) – emette un gruppo di frequenze specifiche individuabili. Infatti, grazie ai radiotelescopi queste specifiche frequenze di molecole, semplici o complesse, vengono captate anche a distanza di miliardi di anni luce dalla Terra.
La presenza di una sostanza in acqua, si manifesta mediante un “effetto di campo” , proprio come l'ago della bussola di Faraday che riconosce se nel filo vicino passa o no la corrente. I biofisici descrivono queste frequenze come una caratteristica fondamentale della materia. Purtroppo i biologi classici ancora non accettano che le onde del Campo Elettro Magnetico (C.E.M.) possano giocare un ruolo fondamentale nelle funzioni molecolari. Sono invece proprio le vibrazioni/frequenze gli “strumenti”, cioè i mezzi tramite i quali l’informazione e le istruzioni si scambiano fra le molecole lungo la scala a cascata degli eventi governando le funzioni biologiche e, in larga misura se non per tutte, anche quelle chimiche.
|
|