I bagni e la bevanda avevano lo scopo – se non di far riacquistare la verginità – di donare alle donne un fascino particolare che avrebbe acceso di nuovo desiderio l’amore dei loro consorti o amanti. Gli uomini, così, avrebbero visto solo le loro belle qualità e non più i brutti difetti.
La data dell’1 Aprile, però, ci fa, nostro malgrado, sorgere un dubbio: che si tratti del più antico e ben riuscito “pesce d’aprile” della storia?
Niente paura: le “racchiette” dell’antica Roma non si arrendevano facilmente e pur di acquistare un po’ di fascino non esitavano ad ingozzarsi di carne di lepre, animale sacro a Venere, nonostante Plinio avvertisse che la credenza popolare, secondo la quale mangiare carne di lepre «...conferisce al corpo avvenenza per nove giorni...» , era in realtà solo una fandonia. Però, per non sbagliarsi, aggiungeva anche che «...tuttavia deve avere qualche fondamento se tanti ne sono persuasi».
Ritornando a Venere, la Dea dell’Amore, come tutte le belle donne, disponibile e compiacente nei confronti di chi la onorava, diventava oltremodo astiosa e vendicativa verso chi le prestava scarsa attenzione.
Ben se ne accorsero le donne di Lemno che non la “veneravano”: la Dea le punì facendole puzzare come capre e, poiché non conoscevano i deodoranti, furono abbandonate dai mariti che le tradirono con giovani e fragranti schiave tracie. Malauguratamente per i fedifraghi consorti, le signore, anziché rivolgersi ad un esperto dermatologo, risolsero il problema assassinandoli tutti, giovani e vecchi.
Per conquistare gli “oggetti” dei suoi insaziabili desideri, Venere, a volte, era persino costretta a cingersi di una magica cintura che la rendeva irresistibile agli occhi di quanti non la trovavano poi così “irresistibile”. Difficilmente se ne separava e la prestava, seppur malvolentieri, solo raramente a Giunone che se ne serviva per ridestare le assopite voglie del consorte Giove.
Amare è benessere
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