L’abate Kneipp fu un grande sostenitore anche delle cure esterne effettuate mediante l’acqua, riconoscendole - se utilizzata fredda - una funzione ischemica, vale a dire la capacità di allontanare il sangue dalla superfici e, se calda, la capacità di richiamare il sangue in superficie, secondo necessità.
Per quanto concerne l’uso esterno, oggi si sa che l’acqua serve non solo come regolatore termico e come indispensabile elemento di igiene e di pulizia personale ma anche come elemento terapeutico utilizzato nell’idrocolonterapia, nell’idroagopuntura, nella talassoterapia, nel termalismo, nel ricorso a strumentazioni che ne esaltano l’azione, come ad esempio vasche di idromassaggio, saune e così via. Tutte queste applicazioni esterne stimolano anche le funzioni veicolanti, emuntorie e respiratorie della pelle ed in particolare di alcuni centri nervosi superficiali sollecitando così una pronta risposta della corteccia cerebrale e dell’asse cortico-surrenale.
Circa gli effetti terapeutici sia interni che esterni dell’acqua ci sarebbe ancora molto da dire; ciò che in questo breve excursus abbiamo voluto sottolineare è che l’acqua, pur essendo uno degli elementi più vicini all’uomo e il più indispensabile per la sua sopravvivenza, viene spesso utilizzata in modo inadeguato, con poca accortezza, con troppi sprechi o con eccessiva parsimonia. Quando la presenza d’acqua lo consente, infatti, bere poco, lavarsi poco, e soprattutto utilizzarla poco come rimedio terapeutico sia interno che esterno, significa, in fondo, avere poco rispetto della propria vita.
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