Gli antichi raccontavano che un giorno le tre dee più vanitose dell’Olimpo – Giunone, Venere e Minerva – chiacchierando di creme e belletti, vestiti e gioielli, finirono con l’accapigliarsi letteralmente su chi, fra le tre divine signore, fosse la più bella.
Giove, infastidito da tanto urlare e schiamazzare, non riuscendo a mettere pace fra le scalmanate dee, ebbe la brillante idea d’inventare, seduta stante, il Concorso di Bellezza che portò innumerevoli guai agli uomini e agli Dèi di allora e tanti soldi ai mass media del futuro.
Giudice unico ed insindacabile fu nominato il principe troiano Paride che – niente di nuovo sotto il sole – subì ben tre tentativi di corruzione da parte delle dee per essere proclamata, ognuna, la più bella: Giunone gli garantì che avrebbe fatto di lui l’uomo più ricco della Terra, Minerva gli assicurò ineguagliabile gloria in battaglia, mentre Venere, semplicemente, gli promise l’amore della donna più bella del mondo, Elena.
Poiché al cuore non si comanda, Paride non ebbe esitazioni e scelse l’amore. Purtroppo, la signora in questione era regolarmente sposata al re greco Menelao, per cui il troiano fu costretto a rapirla con tutte le nefaste conseguenze che ben conosciamo dalle letture omeriche.
Gli Dèi, afflitti come i mortali da inestetismi di ogni genere, ovviamente, mal sopportavano che gli umani potessero gareggiare con loro sul piano della bellezza e dell’avvenenza, e spesso accadeva che essere belli agli uomini non sempre conveniva.
La bella Medusa, infatti, solo per aver osato sfidare Minerva in una gara di bellezza, fu trasformata dalla dea in un mostro spaventoso e terribile; poi, non ancora soddisfatta, tramutò i bei capelli della giovane in orrendi serpentelli.
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