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AUTUNNO, TEMPO DI CASTAGNE E VINO NOVELLO
È qui la festa? Sicuramente sì se i nostri bicchieri tintinnano colmi di un buon vino novello. Caldarroste, frittelle e allegre sagre popolari accolgono ogni anno il primo vino dell’ultima vendemmia, geloso custode di effervescenti segreti...

Giacinta d'Agostino

Enoteche, wine bar, ristoranti e vinerie ogni anno si riempiono di appassionati, di curiosi e di apprendisti “gustatori”: la festa del novello si è trasferita dalla campagna in città… in un tintinnar di calici che brindano all’arrivo del vino novello!
Un tempo, infatti, il primo vino dell’ultima vendemmia veniva consumato per lo più in campagna, dai viticoltori che – tra la fine di ottobre ed i primi di novembre – spillavano il vino dalle botti per controllarne lo stato di maturazione. Oggi, un decreto risalente al 1992 stabilisce che la qualificazione di “novello” può essere attribuita solo a vini ad Indicazione di Origine Tutelata (IGT) ed a Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate, bianchi o rossi leggeri, prodotti mediante la tecnica della macerazione carbonica per essere imbottigliati e immessi sul mercato immediatamente dopo la vendemmia, cioè all’inizio di novembre e, comunque, entro il 31 dicembre dello stesso anno. Attorno all’avvenimento che sancisce l’apertura delle bottiglie, tecnicamente definito deblocage, ruotano feste, avvenimenti e un importante movimento economico la cui origine merita di essere rivisitata insieme.
In Francia, considerata la patria dei novelli, verso gli anni ‘50 i vignaioli della zona di produzione del Beaoujolais, per superare un periodo di crisi del mercato, misero in commercio il Beaoujolais Nouveau allo scopo di valorizzare un vino prodotto con uve Gamay meno pregiate, provenienti della Borgogna meridionale. Verso la fine degli anni ‘70 alcuni imprenditori vitivinicoli italiani decisero di rispondere ai francesi sul loro stesso terreno. E così, anche in Italia iniziò la produzione del vino novello, da non confondersi con il vino nuovo. Il vino novello, infatti, viene prodotto attraverso un particolare processo di fermantazione, la macerazione carbonica, grazie alla quale il vino assume specifiche caratteristiche organolettiche. Il metodo consiste nell’introduzione dei grappoli interi in vasche a tenuta ermetica in cui s’immette anidride carbonica. Le uve non vengono né spremute né deraspate e la fermentazione si svolge all’interno dell’acino. Dopo un certo lasso di tempo le uve vengono pigiate facendo fuoriuscire un succo parzialmente dolce che concluderà la fermentazione in un nuovo contenitore. Ma quali sono le principali caratteristiche del vino novello? Innanzitutto, l’assenza quasi totale dei tannini rende questo vino degustabile anche alle temperature solitamente adatte ai bianchi; poi, alla degustazione sono apprezzabili note di banana, di gomma americana e di lampone secondo i tipici descrittori aromatici utilizzati dai sommelier. Proprio per queste caratteristiche il vino novello ha vita breve: data la forte sensibilità all’ossidazione, il suo aroma labile si esaurisce rapidamente.


  
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