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COME UN ROMANZO. PER IL PIACERE DI LEGGERE
DANIEL PENNAC

Da una delle penne più originali degli ultimi anni, un manifesto di resistenza del lettore, un manualetto per individui smarriti, spesso costretti a ricucire le distanze con un vecchio amico: il libro.

Stefano Zoja

A chi volesse fare un giro sui siti Internet in cui si pubblicano le recensioni dei lettori, sarebbe chiaro subito di quale prodigio è capace questo libretto.

“Sono una studentessa in seconda superiore... sono rimasta veramente colpita.... xk Pennac ha descritto tante cose k io penso veramente durante la lettura d un libro....”. Oppure: “Ho letto questo libro un mesetto fa, sotto consiglio-obbligo della mia professoressa di lettere.. Devo dire ke ero un po' scettica, xkè credevo ke nn mi avrebbe preso e che sarebbe stato una scocciatura leggerlo.. Invece mi trovo a dire ke è davvero bellissimo.. Ti fa riscoprire la passione per la lettura, e se nn la hai te la fa venire, e letto alla mia età (15 anni) può anke riuscire a spiegarti xkè devi leggere libri ke ti vengono imposti a scuola, cosa ke proprio io nn concepivo, prima di leggere questo testo. Lo consiglio a kiunque […]”.

Queste professoresse hanno visto lontano, consigliando-obbligando le loro studentesse a leggere Come un romanzo a un’età così giovane. Perché queste ragazzine hanno fatto una scoperta semplice, una di quelle che prima le fai e meglio è. Hanno scoperto il rapporto libero e diretto che si può avere con i libri.

Il libro è uno degli oggetti culturali più spessamente ricoperto di incrostazioni. Nell’immagine condivisa dalla maggior parte delle persone, il libro è sacro, non si può dirne male, non si può interromperlo a metà, ci si sente colpevoli nel dire che non è piaciuto. E come tutte le cose sacre, cui ci si approssima attraverso una liturgia, il libro è noioso, pesante o difficile, anche se naturalmente non si può dirlo ad alta voce.

Leggere, quando ancora non si è nemmeno adolescenti, diventa un obbligo: tutta colpa della pedagogia scolastica, ma anche di mamma e papà. Eppure, dice Pennac, c’è stata una fase in cui a mamma e papà tiravamo il maglione, perché ci leggessero qualcosa. Ci sbalordivano le storie, soprattutto quelle incredibili: il barone di Münchausen che volava su una palla di cannone, Sandokan che lottava con le tigri, e poi coccodrilli, orologi magici, stelle comete, mele, principesse, sommergibili capaci di scendere sott’acqua per ventimila leghe. E che cos’era una lega?

Non abbiamo fatto in tempo ad abituarci che è cominciata l’età degli obblighi. Ma, esordisce Pennac, “il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo ‘amare’… il verbo ‘sognare’… Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: ‘Amami!’ ‘Sogna!’ ‘Leggi!’ ‘Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!’ ‘Sali in camera tua e leggi!’. Risultato? Niente”.

Per questo Come un romanzo, come ogni buon libro, è un libro sovversivo. Insegna a disimparare certe regole, divenute riflessi condizionati. Riscatta la lettura e il piacere che se ne trae dalle rigidità imposte dalla vita reale e dalla cultura ufficiale. E’ impagabile il decalogo conclusivo con cui, dopo avere sconfessato i supposti doveri, Pennac ristabilisce i diritti del lettore. Al punto primo il “diritto di non leggere”. Seguito da una serie di divertentissime trasgressioni, come “il diritto di saltare le pagine”, “il diritto di leggere qualsiasi cosa”, “il diritto di tacere”.

Un saggio amichevole, confidenziale, scritto in maniera avvincente. Anzi, di nuovo, definirlo saggio dà un’impressione sbagliata, perché l’idea di ‘saggio’ è ancora più compromessa di quella di ‘libro’. Chiamiamola una chiacchierata, inattesa e confortante. E di chiacchierata si tratta, perché spesso sale l’impulso di rispondere a quello che troviamo scritto: “è vero!”, “lo penso anch’io”, “è successo anche a me!”. Del resto da qualche parte Pennac suggerisce anche che la lettura sia a suo modo un rimedio alla solitudine esistenziale, una compagnia profonda e piacevole. Vale anche per chi leggerà questo libro. Naturalmente, solo se ne avrete viene voglia.


(20/01/2006) - SCRIVI ALL'AUTORE


Amare l'arte è benessere

  
  
 
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