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LA PROMESSA DELL'ASSASSINO
TITOLO ORIGINALE: Eastern promises
REGIA: David Cronenberg
CON: Viggo Mortensen, Naomi Watts, Vincent Cassel, Armin Mueller-Stahl, Sinead Cusack, Jerzy Skolimowski.
GRAN BRETAGNA/CANADA 2007
DURATA: 100 minuti
GENERE: Thriller
VOTO: 7,5
DATA DI USCITA: 14/12/2007

Giancarlo Simone Destrero

Londra, oggi. Una ragazza russa muore partorendo una bambina. L’ostetrica che ha assistito al parto, Anna, ne traduce il diario alla ricerca dei parenti cui dare in affido la neonata. Verrà a conoscenza di loschi giri di prostituzione e traffici clandestini pilotati dalla mafia russa, con la quale entrerà pericolosamente in contatto…

E’ straordinario come David Cronenberg riesca a mettere in evidenza le sue tematiche ricorrenti in ogni film, nonostante i diversi generi. Come, il regista canadese, riesca sempre a condire quel suo stile elegante e curato con la sua eterna ossessione: quella della carne umana; la sostanza antropomorfa e la sue varie contaminazioni.

Corpi su corpi che si alternano nell’irreversibile altalena delle nascite e delle morti, sangue fluttuante che fuoriesce come linfa vitale e porta con sé quel mistero che Cronenberg prova -da chimico della visione- ad analizzare molto prosasticamente. Questa volta i corpi sono dei supporti dove scrivere la propria appartenenza con dei tatuaggi, delle porte da aprire per intraprendere un percorso iniziatici.

La contaminazione non riguarda, una volta tanto, la tecnologia, ma vede colludersi la carne con un’ideologia distorta, un’atavica volontà di dominio sugli altri che si organizza con gli altri affiliati, come alternativa al potere legalmente, politicamente, costituito. Il tema è quello della mafia russa espatriata a Londra, dove organizza dei traffici clandestini sui quali detiene il potere. Un punto di vista particolare, quindi, sull’immigrazione – che già di suo è contaminazione di corpi, di razze, di sangue- che pone subito il diverso su un piano palesemente illegale e delinquenziale.

Ma tutto questo, anche se può essere interessante come spunto, è soltanto il pretesto per un plot drammatico che vuole rendere protagonista un ambiguo personaggio, un carattere introverso e sfuggente, in bilico tra l’anomalo eroe ed il navigato doppiogiochista.

Per alcuni versi sembra quasi di assistere ad una sorta de Il padrino, in una versione in sintesi e circoscritta dentro la propria roccaforte conquistata in terra straniera. Il protagonista della vicenda, intensamente interpretato da Viggo Mortensen, è l’autista del capofamiglia, in rapporti d’amicizia col figlio maschio del boss.

Un personaggio che si fa apprezzare dai vertici della associazione malavitosa per la sua assoluta dedizione alla causa ed il suo riserbo, nonché per la riflessiva intelligenza con cui interpreta le cose. Il film è la storia della sua scalata nella cupola, dell’ingresso nei ranghi che contano dell’associazione malavitosa. Però, quando tutto sembra chiaro, un sempre più intenso rapporto con un’ostetrica darà modo di far interagire due mondi distinti ed opposti, come quello mafioso e quello della cosiddetta gente comune, facendo emergere grossi dubbi sulla vera essenza del protagonista.

Straordinaria la sequenza in cui dentro un bagno turco, il protagonista nudo lotta contro due sicari vestiti di nero assoldati per ucciderlo. Un esercizio di stile dove la padronanza della macchina da presa e la spettacolarità dell’azione servono a sottolineare una volta di più la sanguinolenta, fragile, ossessione cronenberghiana. Tra gli straordinari attori che compongono il cast, oltre a ricordare la presenza del registaJerzy Skolimowski nei panni dello zio di Anna, una menzione speciale va a Armin Mueller-Stahl per la notevole interpretazione del boss malavitoso.


(21/12/2007) - SCRIVI ALL'AUTORE


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